giovedì 4 febbraio 2010



Gerusalemme - viale dei Giusti


Vittorio Tredici il fascista che salvò gli ebrei

Nato ad Iglesias nel 1892, dove aveva avuto modo di respirare l'ambiente sviluppatosi intorno all'industria mineraria, fu però con la Grande Guerra, come tanti altri suoi coetanei, che Tredici sviluppò la sua coscienza politica. L'esperienza in trincea lo avvicinò al combattentismo e a quel desiderio, comune a tanti “sassarini”, di essere protagonisti della lotta politica isolana all'insegna delle nuove logiche dell'autonomismo e del sardismo. Accogliendo le intuizioni di Leopoldo Ortu, Rigano colloca il futuro podestà del capoluogo all'interno di quella corrente nazionale e tecnocratica del sardismo guidata da Paolo Pili, contrapposta a quella sassarese di Bellieni e a quella con venature nazionaliste e antisocialiste di Cagliari, che sarebbe stata protagonista della fusione con il fascismo del 1923, di cui Tredici, come dimostra l'autore, fu protagonista sin dalla prima fase. Nacque allora una collaborazione con il regime che, nonostante provvedimenti ambiziosi ma incoerenti come la famosa “legge del miliardo”, ne avrebbe presto palesato gli intenti strumentali da parte del regime. Prima commissario straordinario e poi dal '23 al '29 podestà di Cagliari, da dove guidò un progetto di trasformazione della città non privo di contraddizioni specie nel settore dei trasporti, della politica abitativa e del settore.Deputato dal 1929, Tredici avrebbe dedicato soprattutto al settore minerario la sua opera tecnico-politica, a partire dalla presidenza dell'Azienda Minerali Metallici Italiani. Da quella posizione poté presto rendersi conto di come il regime avesse incanalato la produzione nel settore nelle sue folli logiche bellicistiche, autarchiche e imperiali. Il suo progressivo distacco dal fascismo, e il sempre maggior impegno nel mondo cattolico, lo colsero in pieno negli anni di guerra e della feroce occupazione nazista di Roma. Sarà in quei tragici mesi che Tredici non avrebbe voltato le spalle ai suoi coinquilini di origine ebraica, i Funaro, ospitandoli nel suo appartamento durante la grande retata nazista del 16 ottobre del 1943 e mettendoli poi in salvo,grazie alle sue conoscenze in ambito ecclesiastico, in un convento di suore. Una scelta di campo che venne confermata successivamente con l'aiuto al capo partigiano Montesano e l'impegno,insieme al suo parroco, a favore di molti altri ebrei romani e ricercati politici. Una scelta di riscatto,dopo una vita spesa dentro il totalitarismo fascista, che gli avrebbe evitato l'epurazione nel dopoguerra, ma soprattutto gli avrebbe garantito il titolo di Giusto tra le Nazioni.
27/01/2009Ufficio Stampa Cagliari - Testata giornalistica quotidiana del Comune di Cagliari

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