martedì 23 febbraio 2010


La bestia umana che è in noi

Gian Antonio Stella, Negri, Froci, Giudei & Co., L’eterna guerra contro l’altro, Editore Rizzoli, pp. 331, euro 19,50
La creazione del nemico. L’odio antico per l’altro da sé, la paura atavica del “barbaro”. Il razzismo è un male che sembra eterno "Avere un nemico è importante, non solo per definire la nostra identità ma anche per procurarci un ostacolo rispetto al quale misurare il nostro sistema di valori e mostrare, nell’affrontarlo, il valore nostro. Pertanto quando il nemico non ci sia, occorre costruirlo”. Sono parole di Umberto Eco, pronunciate durante una lezione all’Università di Bologna, che Gian Antonio Stella riprende nel suo ultimo libro Negri, Froci, Giudei & Co., L’eterna guerra contro l’altro per spiegare come l’avversione, l’odio, la paura per l’altro, il diverso, siano orribili e “necessarie” costanti nella storia umana. Siamo tutti “altro” rispetto a qualcuno; tutti diversi, per chi vuole appiccicare etichette sugli uomini, e ci va bene che la marcatura a fuoco è caduta in disuso. Ma mica da tanto. Nell’affresco dipinto da Stella, attraverso le pagine dense di un libro che non risparmia nessuna presunta, autocelebrata, “civiltà”, le reti oscure del medioevo con i suoi pregiudizi, le fobìe e le follie, si stendono ben oltre il secolo dei Lumi, scavalcano le epoche e le scoperte scientifiche.Restano pozze fetide di odio e disprezzo, tra popoli l’un contro l’altro armati, dalle antiche città greche, ai comuni italiani, dai Conquistadores che trattavano gli indios come scimmie ammaestrate, esibite a mo’ di trofei, alle stragi della guerra balcanica - appena quindici anni fa - in cui gli stupri etnici avevano lo scopo di annientare il nemico, l’altro da sé, nella sua stessa stirpe. L’altro da sé non può essere “uomo”; così gli ebrei sono “untermensch” per i nazisti, i negri “bestie fetide” per i Belgi predatori del Congo, gli zingari al di là di ogni possibile “riabilitazione”. E così via, dalle steppe dell’Asia alle tribù africane, dai barbari del Nord, all’invasione dei migranti, i popoli che si contendono spazio e risorse vivono, subiscono, si nutrono dell’odio e della paura, che si generano reciprocamente. O non sono piuttosto - odio e paura - alibi per altri interessi, per azzerare ogni possibile richiamo della coscienza e del senso morale?Se l’altro non è umano, non è “peccato” ridurlo in schiavitù; se è poco più di un animale, intriso di istinto e brama, diventa necessario proteggere la “civiltà” dalla sua orrenda influenza. Ma è anche lecito quindi riempire l’Africa di rifiuti tossici, come ieri depredarla dei suoi giovani più forti per il florido mercato delle “bestie umane”. Oggi come ieri, gli affari sono affari. Come sembra “corto” il tempo, brevi i secoli, oscena l’esperienza umana sul comune palco della Terra, quando le stesse logiche di prevaricazione e disprezzo si ripetono dalle guerre del Peloponneso alle invettive della Lega Nord, per tacer - ma Stella non ne tace - della tecnologia di internet abusata dal più nauseabondo, antico razzismo. Millenni passati invano. Memoria vuota e coscienza muta. Non basta lo “stupidario dei fanatici” - l’ultimo capitolo - a riportare il sorriso sulle labbra dei lettori di Stella. È troppo amara la considerazione che il razzismo, l’antisemitismo, l’omofobia, la xenofobia politica sono piante dalle radici profonde e capaci di dare frutti sempre diversi, sempre velenosi, di un veleno che uccide infliggendo un lancinante dolore all’altro, al diverso. Cioè: a noi stessi. Ester Moscati Milano

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