venerdì 19 febbraio 2010


L’affare Kurilov

di Irène Némirovsky,Traduzione di Marina Di Leo, Adelphi Euro 13,00
L’ultima grande storia uscita dalla penna sapiente e delicata di Irène Némirovsky s’intitola L’affare Kurilov, pubblicato per la prima volta nel 1933 per le edizioni Grasset & Fasquelle. Della scrittrice, nata a Kiev nel 1903 da un banchiere ebreo ucraino e morta ad Auschwitz nel 1942, la casa editrice Adelphi sta pubblicando l’intera opera a partire da quel capolavoro che è Suite francese.Ambientato nella turbolenta Russia dello zar Nicola II nei primi anni del secolo scorso – un’epoca che la Némirovsky non aveva vissuto ma che rivela di conoscere in profondità – il romanzo L’affare Kurilov prende avvio nella città di Nizza dove il protagonista Lev M., un ex bolscevico che ha contribuito alla dissoluzione del regime zarista, incontra in un caffè un uomo che lo riconosce come il dottor Marcel Legrand.E’ con questo nome che Lev M. si presenta appena ventenne nella casa del ministro della pubblica istruzione Valerian Aleksandrovic Kurilov, un politico crudele e spietato al punto da essere soprannominato dagli studenti universitari “Il Pescecane”: perché è talmente “feroce e vorace” che non esita a farli arrestare, processare e giustiziare.Lev ha ricevuto dal comitato rivoluzionario, al quale era stato affidato fin dall’età di dieci anni alla morte dei genitori, entrambi rivoluzionari, un incarico molto pericoloso: uccidere il ministro Kurilov. Fingendo quindi di essere il medico Legrand, Lev con l’aiuto di Fanny Zart, una studentessa di medicina iscritta al partito da tre anni, viene segnalato a Kurilov “che ogni anno, quando si trasferiva nella casa delle isole e poi in Caucaso, portava con sé un giovane medico, di preferenza straniero”.Da un giorno all’altro Lev si trova a vivere nella lussuosa dimora di Kurilov attorno alla quale “esili betulle e abeti nani crescevano dal terreno spugnoso, da cui filtrava un’acqua scura e putrida” e incomincia a studiarne le abitudini in modo da progettare un attacco terroristico che sia “il più sensazionale possibile”.Con il passare delle settimane Lev conosce i figli di Kurilov, la fredda Irina Valerianovna e il decenne Ivan, il suo precettore, uno svizzero di nome Froelich, la seconda moglie Margherite Eduardovna, un’ex cocotte francese che i sovrani si rifiutano di ricevere, innamorata e devota al marito; entra anche in contatto con l’ambiente politico che il ministro frequenta ascoltandone i discorsi e osservandone le meschinità e le debolezze: l’avidità del barone Dahl che complotta per prendere il posto di Kurilov, l’aridità umana del dottor Legrand che si rifiuta di operare il ministro malato di cancro e le elucubrazioni sul futuro della Russia del principe Nelrode.Lev è a fianco di Kurilov durante una grave crisi epatica, lo cura, gli allevia il dolore e pian piano comincia a scorgere in quest’uomo crudele un aspetto che non si aspettava di trovare perché il “pescecane” che lui deve uccidere rivela caratteristiche umane, come l’affetto profondo per la moglie, che lo trasformano agli occhi di Lev non più solo in un bersaglio da eliminare ma in un uomo la cui morte non può non far sorgere dei rimorsi.Benché Kurilov rimanga un politico dedito solo ai propri interessi l’autrice, nonostante il dualismo che mette in scena fra il bene e il male, mostra con chiarezza come la violenza utilizzata come mezzo politico sia sempre da condannare in quanto prende di mira “i fantocci” del sistema, senza intaccarne le basi.Una riflessione che conserva ancora oggi tutta la sua grande attualità.Capace di interpretare con grande sapienza narrativa i momenti fondamentali della Storia tanto quanto gli stati d’animo dei due protagonisti del romanzo Kurilov e Lev, entrambi pedine di un gioco folle, la Némirovsky si conferma una scrittrice straordinaria che ci offre con questo romanzo una lucida riflessione sul potere e una dolente considerazione sull’umana mediocrità. Giorgia Greco

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