mercoledì 24 febbraio 2010



Molti Hamàn, un solo Purim

La storia del mondo non sa nulla di una regina ebrea in Persia. La Meghillàt Estèr, con i suoi sfarzosi banchetti e le scene da harem, gli intrighi e i complotti di corte, i colpi di scena e le svolte teatrali, assomiglia quasi a un racconto delle “Mille e una notte”. Certo, tutto sembra una favola. Eppure la Meghillà è molto più realistica di molti altri racconti biblici.L’occasione all’origine di Purim è tutt’altro che gioiosa. Ancora una volta il popolo ebraico è minacciato. Nell’impero persiano Hamàn, il consigliere del re Assuero, addita negli ebrei il nemico numero uno. E pretende che il re risolva una volta per tutte la “questione” e ne ordini lo sterminio. Gli ebrei del regno – ed erano allora tutti gli ebrei del mondo – avrebbero dovuto essere annientati in un sol giorno. Hamàn, tirando a sorte, lo aveva già stabilito.Tutto ha inizio con il grande banchetto del re Assuero che vuol fare baldoria e chiama la regina Vashtì a presentarsi. Ma questa si rifiuta. E così occorre trovare una sostituta. Viene indetto allora un concorso di bellezza e a vincere è Estèr, un’ebrea. Ma Estèr non rivela di essere quello che è, tiene segreto il suo ebraismo. Glielo ha suggerito Mordekhài che ha acquisito meriti su meriti nello Stato persiano. E malgrado ciò gli ebrei sono a un passo dall’abisso. Mordekhài infatti non si lascia allettare dall’assimilazione e resta tenacemente saldo alla sua fede. In nessun modo vuole piegarsi davanti al potente tiranno persiano. La sua inflessibilità potrebbe costituire il motivo dello sterminio? Al contrario. Il re persiano, durante una notte insonne, viene a sapere che Mordekhài, rimasto fedele al suo ebraismo, è leale e affidabile. E così, su quella stessa forca che era stata preparata per Mordekhài, finisce Hamàn.Già il nome Purìm dice tutto: dal persiano pur designa le sorti che si gettano per fissare una data o per regolare il destino. Fin troppe volte, nella storia, l’esistenza del popolo ebraico è parsa come abbandonata alla fatalità, legata ad una partita a dadi. Insomma: come una insperata vincita alla lotteria.Proprio un’ebrea assimilata doveva diventare “Miss Persia”? E doveva trapelare la lealtà ebraica? E il malvagio consigliere doveva cadere nella trappola dei suoi stessi intrighi? Che cosa sarebbe successo se il re non fosse stato un inetto, se la regina non fosse stata una ebrea, se il nemico del popolo ebraico non fosse stato un pericoloso sbruffone? Mordekhài avrebbe potuto essere impiccato al posto di Hamàn, come Hamàn è stato invece impiccato al posto di Mordekhài.La storia secolare di Estèr ha una inquietante attualità. Il numero vincente delle generazioni che ci hanno preceduto era uno su mille, su diecimila, su centomila. Riflettendoci potrebbero sorgere dubbi e si potrebbe finire per disperare. Ma è la Meghillà stessa a ricordarci che l’esistenza ebraica è appesa a un filo sottilissimo… Lo sterminio, nel regno persiano, non ebbe luogo – e il popolo ebraico fu salvo.Chi ha impedito lo sterminio? Nel testo ebraico il Nome Divino non viene neppure menzionato. E tutta la storia appare un vero tiro a sorte. Ma dietro il destino cieco, il fato dei pagani, c’è una Assenza che brilla nascosta e che, malgrado la fitta oscurità e il frastuono assordante, malgrado le minacce e le intimidazioni, attende di essere riconosciuta nella storia e nel miracolo della sopravvivenza del popolo ebraico.Perciò, malgrado i tanti Hamàn di questo mondo, siamo qui a festeggiare!Donatella Di Cesare, filosofa http://www.moked.it/

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