mercoledì 24 febbraio 2010


Kibbutz Moshabei Sade

Rassegna stampa

I casi sono due. O i giornalisti dell'edizione domenicale del Times sono dotati di superpoteri, o la loro etica giornalistica somiglia piuttosto a quella dell'inventore di James Bond, Jan Fleming, che all'umile cronista che consuma le scarpe per raccontare cos'è successo in un incidente stradale. In una serie di articoli che non esprimono nessun dubbio critico troviamo oggi questa storia sulla stampa italiana (De Giovannangeli sull'Unità, Salerno sul Messaggero, notizie sulla Stampa e Repubblica). Vediamo come la racconta Micalessin sul Giornale, che ha almeno il doppio pregio di non essere pregiudizialmente anti-israeliano e di sapere di cosa parla in materia militare: "A dar retta alla ricostruzione pubblicata ieri dal Sunday Times di Londra e attribuita a una fonte del Mossad il piano per l'eliminazione di Al Mabhouh sarebbe stato approvato da Netanyahu in persona durante una visita alla cosiddetta «midrasha», il quartier generale dei servizi segreti situato su una collinetta alla periferia settentrionale di Tel Aviv. Agli inizi di gennaio – secondo il racconto – due Audi nere blindate avrebbero scaricato Bibi davanti alla «midrasha» dove lo attendeva il 64enne Meir Dagan. i due avrebbero ascoltato assieme la preparazione del piano esposta da alcuni dei sicari scelti per l'eliminazione del grande armiere di Hamas. Soddisfatto del piano Bubi avrebbe concesso l'immediato via libera dicendo: «Il popolo d'Israele ha fiducia in voi, buona fortuna»." Il carattere romanzesco di questa storia è evidente. Non solo qualcuno dovrebbe aver visto Netanyahu entrare con due auto (non tre e non una) nere (non blu e non grigie) in un posto chiamato "collegio" questo vuol dire midrashà, e qui arriva il generico in un giorno dell'inizio di gennaio scorso; ma costui avrebbe sentito "i sicari" esporre il piano e il primo ministro approvarlo con certe parole. Pura fantascienza, i capi politici non prendono decisioni operative del genere, da che mondo è mondo, al massimo si fanno raccontare il piano dal capo dei servizi segreti; ma se fosse vero, il giornalista britannico dovrebbe aver ricevuto le confessioni di un partecipante all'azione, cioè di un "sicario". Perché non ne fa il nome. Badate poi che c'è una contraddizione fra quel che si era detto, e cioè che Mabhout decise all'ultimo momento di venire a Dubai senza scorta, mentre il piano sarebbe stato definito un mese prima, e addirittura, aggiungono altri giornali ancor più fantasiosi, gli agenti si sarebbero allenati in un albergo di Tel Aviv. Le stesse contraddizioni si trovano nella storia della morte: con torture elettriche, per avvelenamento, con una medicina che provoca infarti, no con un cuscino. La realtà è che nessuno sa chi sia stato, la polizia di Dubai non ha identificato se non le facce che ha visto circolare per l'albergo di Mabhout sulle videoregistrazioni e ha attribuito loro i nomi dei passaporti falsi fotocopiati alla frontiera, senza identificare le persone. Tutto il resto sono illazioni, pura immaginazione, che ha il senso di riempire un vuoto di notizie e di mettere in imbarazzo Israele.Lo stesso vale per la sola notizia vera della giornata, la dichiarazione dei ministri degli esteri spagnolo e francese di essere favorevoli alla proclamazione dello Stato palestinese fra 18 mesi (Le Monde; Alan Barluet, Marc Henry e Yves Treard sul "Figaro"). Si tratterebbe di un proposito irresponsabile, fatto con il solo scopo di mettere in difficoltà Israele, che renderebbe più probabile una guerra (dato che si attribuirebbe a uno stato che non c'è un territorio che non controlla, contro la legge internazionale). Per fortuna è solo una mossa politica, intesa a mettere "pressione" su Israele o più probabilmente a soddisfare esigenze di politica interna. Il problema generale sotto queste due storie è che i giornalisti non fanno più i giornalisti, cioè non cercano più i fatti; i ministri non fanno più i ministri (cioè prendono decisioni). Sul Medio Oriente tutti fanno annunci, ipotesi, "ballon d'essai", provocazioni. E tutti in una direzione sola: contro Israele.Ugo Volli, http://www.moked.it/

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