mercoledì 10 febbraio 2010


soldatessa israeliana


Israele e la legittima difesa

La recente visita di Berlusconi in Israele e Palestina (con la pubblica giustificazione del premier, nel discorso alla Knesset, dell’operazione militare a Gaza e le sollecitazioni, da parte palestinese, per una condanna della barriera difensiva) hanno, per l’ennesima volta, riacceso l’attenzione sulla liceità delle misura di difesa prese dal governo israeliano. Che ciascuna di queste opzioni (barriera, arresti, incursioni, guerre, esecuzioni mirate ecc.), sia, di volta in volta, opinabile e criticabile, è ovvio, e in nessun Paese come Israele qualsiasi atto di forza o di prevenzione è sottoposto a un severissimo giudizio di legittimità e opportunità, in sedi disparate, ciascuna del tutto indipendente dalle altre (comandi militari, magistratura, Corte Suprema, Parlamento, stampa ecc.). Fra le varie scelte, l’unica che non venga mai menzionata, e tanto meno criticata, è quella dell’inerzia: nessuno, infatti, si chiede se sia accettabile, politicamente e moralmente, che un Paese democratico non muova un dito a difesa della vita dei suoi cittadini. Come disse il Presidente della Corte Suprema, Aharon Barak, la democrazia è l’arte di difendersi con una mano legata dietro la schiena. Certo, per nemici e ‘antipatizzanti’, se fossero legate tutte e due sarebbe meglio, e, ai bersagli di razzi e kamikaze, il governo israeliano potrebbe rispondere col titolo del fortunato romanzo della Mazzantini: “non ti muovere”.Francesco Lucrezi, storico http://www.moked.it/

Nessun commento: