mercoledì 10 febbraio 2010


Un ricordo di David Levine, l’irriverente caricaturista americano

E’ venuto di recente a mancare David Levine, l’irriverente caricaturista americano che per più di 50 anni ha animato le pagine della New York Review of Books. Nato a Brooklyn, dove suo padre possedeva una piccola fabbrica di vestiti, David sviluppò fin dalla più tenera età una predisposizione per il disegno. Levine studiò pittura al Pratt Institute e alla Tyler School of Art di Philadelphia per poi servire nell’esercito americano durante la Seconda guerra mondiale.Nel 1960 ricevette il primo incarico di un certo rilievo all’Esquire, dove sviluppò le sue doti di vignettista e caricaturista politico. Poi il passaggio al New York Review of Books e la realizzazione di 3800 disegni e caricature di scrittori, artisti, atleti e politici dal 1963 al 2007. Solo metà dei lavori di Levine vennero creati per il Review, David collaborò infatti con altre testate come il Time, Newsweek, Esquire, Playboy, The Nation, Rolling Stone, il New Yorker.Il suo è uno stile anglosassone, senza inutili veleni, l’artista punta piuttosto sulla sua spiccata vena satirica e sulla caratterizzazione portata all’estremo: grandi teste a sottolineare la mappa somatica dei personaggi ritratti, un’indagine approfondita del volto, spesso una ragnatela di segni su ampie aree di puro bianco e puro nero, e corpi minuscoli, il tutto accompagnato dall’uso di oggetti relativi all’attività del personaggio. Un artista preoccupato del mondo in cui vive, un sentimento, la preoccupazione, che traspare in modo chiaro dai suoi lavori di carattere politico. Caricature graffianti, vere e proprie pietre miliari del vignettismo mondiale. “Lavori straordinari realizzati con una percezione straordinaria”, come sottolinea in una recente intervista il vignettista Jules Feiffer, amico di Levine. Come il ritratto del presidente Lyndon B. Johnson nell’atto di scoprirsi il busto per rivelare una cicatrice a forma di mappa del Vietnam o la caricatura dell’ex segretario di Stato Henry Kissinger catturato nell’atto di amoreggiare su un divano con un corpo femminile la cui testa è un mappamondo o ancora il ritratto di Bill Clinton, ex presidente degli stati uniti, paonazzo mentre stringe la cinghia in attesa di tempi decisamente difficili per l’economia americana. Levine disegnò Richard Nixon, il suo soggetto preferito, per ben 66 volte. Un Nixon a forma di verme che fuoriesce da una mela in occasione delle elezioni, che piange banconote dopo la pubblicazione del report finale sul caso Watergate, e ancora a forma di topo, di cane e di un feto quando il tema dell’aborto spiccava sulle prime pagine dei giornali americani. Secondo suo Figlio Matthew nonostante il padre fosse un ateo convinto si considerava culturalmente ebreo: “l’idea del tikkun olam, di perfezionamento del mondo in cui viviamo è riscontrabile in qualche modo nel lavoro di mio padre, nella sua volontà di non lasciare che le persone che detengono il potere, possano usufruirne impunemente e in modo sconsiderato”.In molti suoi lavori Levine ha rappresentato personaggi di spicco della politica israeliana: troviamo l’ex primo ministro Golda Meir con un mestolo e un piatto di zuppa in mano. Impietoso nei confronti di Ariel Sharon presentato come un golia che sovrasta il piccolo Yasser Arafat, mentre in un altro disegno l’ex primo ministro si presenta con la Keffiah in testa e tra le braccia un Sefer Torah imbottito di missili. Benyamin Netanyahu, disegnato con la Kippah, la pistola in mano e l’abbigliamento tipico del legionario romano. Non viene risparmiato neanche Shimon Peres sequestrato e legato con una corda alla sedia.Non solo politica, ma anche arte e letteratura ebraica. Levine ritrasse lo scrittore Yiddish Isaac Bashevis Singer, seduto su una sedia con lo schienale a forma di stella di Davide e Bernard Malamud con il Tallit a mo’ di sciarpa mentre fa roteare tra le dita i tefillin, o Kafka rappresentato con le zampette da insetto, chiaro rimando alla sua Metamorfosi. Philip Roth viene invece tripartito con chiaro riferimento alla trama del suo cervellotico romanzo Operazione Shylock.Levine spesso riusciva a realizzare anche l’impossibile, ispirandosi per esempio a sculture e statue dell’antichità per riprodurre figure classiche, a dipinti per personaggi del periodo rinascimentale e infine a fotografie per soggetti moderni. Pochi altri disegnatori americani sarebbero stati in grado di raffigurare senza difficoltà concetti astratti quali la linguistica, il manierismo, l’industria militare, la finanza, l’arte.David Levine era un uomo dotato di una grande intelligenza, di un’ampia visione d’insieme e di una solida preparazione artistica. Egli compose, ombreggiò e disegnò con lo sguardo di un vero pittore e artista, ma più di ogni altra cosa Levine possedeva una innata capacità di compenetrazione psicologica che lo portava a ragionare sui soggetti da rappresentare con un’attenzione quasi maniacale. Uno dei migliori vignettisti del ventesimo secolo, un uomo che, grazie al suo acuto spirito critico è riuscito a dar lustro ad una professione sempre alla ricerca di nuova linfa vitale. Michael Calimani, http://www.moked.it/

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