mercoledì 10 febbraio 2010


Gerusalemme - King David hotel

Rassegna stampa

Due bellicose dichiarazioni dal campo islamico dominano oggi la nostra rassegna. La prima è quella della "Guida suprema" dell'Iran Khamenei, che annuncia il proseguimento dell'attività nucleare e la sua estensione come un "cazzotto" all'Occidente (Galllo sulla Stampa, Offreddu sul Corriere). Certamente la decisione iraniana di continuare l'arricchimento dell'uranio altre i limiti dell'uso civile mette in mora ogni tentativo di compromesso e impone le sanzioni, come mostra anche l'analisi di Gerlad Seib del Wall Street Journal e riconferma un editoriale di Le Monde. Ma si tratta anche di una minaccia di uso interno, mirata al prossimo anniversario della "rivoluzione islamica". Scrive Offreddu: "E forse, il «pugno» preannunciato all'Occidente è un tentativo di scaricare all'esterno queste tensioni interne (lo stesso Khamenei accusa «mandanti stranieri» di fomentare le manifestazioni)" Fatto sta che «Il 22 Bahman [11 febbraio], proclama da Teheran l'ayatollah e Guida suprema Ali Khamenei la nazione iraniana unita e con la grazia di Dio sferrerà un pugno tale all'Occidente, che lo lascerà stordito».In un tema così serio, che rischia di mettere in crisi per davvero la pace nel mondo, val la pena di citare come alleggerimento la presa di posizione dell'inossidabile Gianni Vattimo (che ricordiamolo a chi si accinge a votare, è stato eletto deputato dall'Idv di Di Pietro) e dell'altrettanto irremovibile Domenico Losurdo preside della facoltà di scienza della formazione di Urbino e autore di un libro recente in cui rivaluta Stalin (Stalin. Storia e critica di una leggenda nera" , Carrocci) sul Manifesto. Vi si sostiene che la rielezione di Khomeini dell'anno scorso fu regolare, come dice il presidente brasiliano Lula; che è vero che ci sono tanti morti fra gli oppositori, ma anche qualche poliziotti si è fatto male durante le manifestazioni; insomma che bisogna appoggiare l'Iran: l'ultimo fuoco di chi si dice amico di Chavez e Castro, appoggia naturalmente Hamas e i suoi razzi su Sderot, sostiene la Cina contro l'"aggressione tibetana"... L'altra minaccia viene dallo Yemen, dove il "vicecapo" locale di Al Queda ("Abu Sufyan aI-Azdi, ex prigioniero numero 372 a Guantanamo, liberato un anno fa da quel penitenziario per essere subito internato in un carcere dell'Arabia Saudita, suo paese natale, da lì evaso e fuggito verso lo Yemen", così Pietro del Re su Repubblica) ha dichiarato jihad (guerra santa) ai "crociati" e agli americani e ha dichiarato di proporsi di bloccare il golfo di Aden (che dà accesso al Canale di Suez) per "strangolare gli ebrei" e incidentalmente anche l'Europa (Alfieri su Avvenire, notizia redazionale sul Giornale). Varrà certamente la pena di ricordare il percorso di Al Azdi quando si riaccederà la discussione su questioni come la legittimità di Guantanamo e delle "extraordinary renditions" di pericolosi terroristi ordinati dall'amministrazione Bush. La preoccupazione ora è una saldatura fra i ribelli dello Yemen, fortemente appoggiati dall'Iran e quei somali, islamici anche loro, che partendo dall'altra parte di uno stretto di una ventina di kilometri, da alcuni anni hanno riportato in vita l'antico mestiere della pirateria marittima, nonostante la massiccia ma sostanzialmente imbelle presenza di forze delle marine occidentali in quelle acque.Fra gli altri articoli, da segnalare la solita ironia di Guido Ceronetti in un pezzo sulla Stampa a proposito della proibizione del burka in Francia e una serie di articoli sulla prossima "giornata del ricordo" dedicata alle foibe triestine: ma "anche a destra ricordano in pochi", commenta dispiaciuto Giuseppe Parlato su Libero. Non è un caso quindi che Franco Cardini sul Tempo riproponga la sua idea di un compianto generale per tutti i morti di tutte le stragi, (con)fondendo in esso anche la memoria della Shoà. Ugo Volli http://www.moked.it/

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