sabato 13 marzo 2010


A colloquio con il ministro della Sanità di Israele

Alla serata che sancisce un passo avanti nei rapporti di collaborazione tra Stato d’Israele e Regione Lombardia che, sempre più intensi, vedono ora anche l’ingresso degli Stati Uniti, ha partecipato il ministro della Sanità israeliano Yaakov Litzman (nell'immagine con il giornale Pagine Ebraiche fra le mani). Nato nel 1948 da genitori polacchi sopravvissuti alla Shoah, dopo aver trascorso l’infanzia negli Stati Uniti, a 17 anni Litzman è emigrato in Israele per proseguire gli studi. Membro della corte chassidica di Ger, è diventato ben presto braccio destro del rebbe Lev Simcha e poi del successore Yaakov Alter. È stato proprio l’attuale rebbe di Ger nel 1999 a chiedere a Yaakov Litzman di rinunciare alla cittadinanza statunitense e di entrare nelle file del partito religioso Agudat Israel.Membro della Knesset da quell’anno Litzman ha ricoperto diversi ruoli di rilievo, fino a essere nominato ministro della Sanità del governo Netanyahu nel 2009.Ministro Litzman, negli ultimi tempi gli operatori israeliani hanno stupito il mondo grazie alla prontezza ed efficacia del loro intervento in soccorso della popolazione haitiana. Israele non è nuovo a questo tipo di missioni. I suoi inviati erano in prima linea per aiutare i paesi colpiti dallo tsunami nel 2004, e in molte altre situazioni di emergenza in tutto il mondo. Qual è il segreto per lavorare in modo così efficiente?Il popolo israeliano ha alle spalle una lunga esperienza di sofferenza. Vive sotto la costante minaccia del terrore, e tante volte si è dovuto misurare con le sue distruttive conseguenze. Da questo dolore abbiamo imparato tanto. Prima di tutto, abbiamo imparato che vogliamo evitare, per quanto possibile, che altri debbano soffrire lo stesso dolore. Per questo sfruttiamo le strategie che abbiamo messo punto, e il personale che è addestrato ad affrontare le situazioni più complesse, per dare il nostro supporto. Il nostro segreto, se così si può definire, è la fedeltà alla missione.Pensa che possa essere questa la chiave per migliorare l’immagine di Israele nel mondo?È fondamentale specificare che non è migliorare la nostra immagine, lo scopo per cui cerchiamo di portare aiuto alle popolazioni colpite da catastrofi naturali o da altri disastri. Tuttavia è sicuramente vero che quello che siamo riusciti a fare per Haiti ha giovato molto alla considerazione che l’opinione pubblica mondiale ha di Israele. E siccome questo aspetto è molto importante per noi, in futuro dovremo impegnarci di più per comunicare meglio gli sforzi che Israele compie.Per quanto riguarda il sistema sanitario israeliano, com’è la situazione sul fronte interno? Com’è stato possibile assorbire grandi ondate di nuovi immigrati continuando a garantire l’eccellenza del servizio?Israele vanta uno dei sistemi sanitari migliori del mondo. Possiamo contare su personale e programmi di altissimo livello e sulle tecnologie più innovative. Questo ha consentito al servizio sanitario di non soffrire l’arrivo degli olim hadashim. Se mai un problema con cui dobbiamo fare i conti è quello dell’invecchiamento della popolazione.Nel quadro brillante della sanità israeliana, un problema è invece quello della carenza di organi per i trapianti, essendo controverso per la Legge ebraica, il concetto di “morte cerebrale”, dopo la quale è possibile l’espianto. Di recente è stata approvata una legge che prevede la priorità nelle liste d’attesa per un trapianto per chi ha dichiarato la disponibilità a diventare donatore. Qual è la situazione attuale rispetto a questo problema?È molto semplice. Oggi in Israele esiste una legge per cui se un paziente si trova in stato di morte cerebrale e la famiglia accetta, vengono espiantati gli organi. Se invece la famiglia non accetta, perché non riconosce la morte cerebrale, non accade. E per la Legge ebraica questo è perfettamente lecito.Rossella Tercatin, moked.it

Nessun commento: