giovedì 27 maggio 2010


I motivi di "Con Israele, con la Ragione"

"Ho letto la lettera di Giorgio Gomel apparsa ieri su questo notiziario e avendo io stilato personalmente l’appello "Con Israele, con la Ragione" firmato da cinquemila persone, ci sono alcuni punti che mi sembra doveroso chiarire al lettore.Innanzitutto stupisce il tono sferzante di Gomel verso chi non la pensa come lui. Pensando di leggere un’allusione al nostro appello quando parla di firme raccolte “sguaiatamente” mi domando cosa lo possa autorizzare a un pensiero così volgare. Ci sembra inoltre che il suo principale problema, come quello dei promotori di JCall, non sia quello di raggiungere la pace ma piuttosto di come appoggiare i movimenti che attaccano Israele. Ciò è legittimo, ma poiché a noi interessa soprattutto realizzare un percorso di pace e niente affatto sostenere questo o quel governo, non ci resta altro che spiegare una incontrovertibile verità storica, che, sola, può condurre alla soluzione di due stati due popoli.E’ la verità della necessità di una presa di responsabilità da partre della leadership palestinese e del mondo arabo in generale. E’ dal novembre del 1947, quando l’ONU sancì la spartizione con la Risoluzione 181, che l’atteggiamento arabo è stato quello di un susseguirsi di sanguinosi "no" alla presenza di uno Stato ebraico nell’area mediorientale. Questa scelta, che negli anni si è sempre più dipinta dei colori dell’islamismo e della esaltazione del terrorismo suicida, è letteralmente esplosa in faccia a Isreale ogniqualvolta esso si sia affacciato alle più decise profferte territoriali, dal 48 al dopo guerra del 67, via via fino a Camp David nel 2000 e alle offerte di Annapolis nel 2007, quelle di Olmert. Israele ha dato segno di grande responsabilità nei vari sgomberi, non ha mai rifiutato di trattare il problema territoriale, ha lasciato il Sinai, il Libano, tutte le città palestinesi, Gaza…E’ impossibile non vedere che ciò che manca non è la volontà di Israele di cedere territorio, ma quella del mondo arabo e palestinese di procedere sulla strada della pace accettando la richiesta di Netanyahu di accogliere l’esistenza di uno Stato del popolo ebraico. Impossibile non accorgersi che l’incitamento antiebraico, con l’esaltazione incessante del terrorismo, è il più grande ostacolo sulla strada della pace e che occorre richiedere ai palestinesi una presa di responsabilità che garantisca almeno in parte la sicurezza di Israele, straziata da tante morti innocenti.E’ inoltre assurdo gravare Israele anche di responsabilità che non può affrontare, quella dell’intero processo di pace, in un momento di pericolo estremo per la sua stessa esistenza. Tutto questo è spiegato nel nostro appello che invito tutti a leggere e a firmare e che, insieme a quello analogo firmato da più di 10 mila persone promosso in Francia da Shmuel Trigano, sarà presentato il 12 luglio nel corso di un evento pubblico.Fiamma Nirenstein Vicepresidente della Commissione Esteri della Camera dei Deputati, http://www.moked.it/

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