domenica 9 maggio 2010
Rav Toaff compie 95 anni: Un italiano vero
Il compleanno dell'uomo che ha lottato contro l'antisemitismo di destra e di sinistra
Fervono le discussioni sui centocinquant' anni dell' Unità d' Italia e oggi c' è un italiano, Elio Toaff, che festeggia novantacinque anni, quasi due terzi della storia nazionale. La sua vicenda «italiana» è davvero significativa. È un tipo di italiano che il fascismo aborriva: ebreo, innamorato della libertà e capace di lottare per essa, cresciuto nel clima cosmopolita e tollerante di Livorno (il vescovo della città fece suonare le campane al passaggio del funerale del padre, il rabbino Alfredo Toaff, suo primo maestro). Nato nel 1915, Elio Toaff conosce in giovinezza l' umiliazione delle leggi razziste. Si laureò a fatica in giurisprudenza, perché nessun professore voleva dare la tesi a un ebreo. Voleva andare in Palestina come i fratelli, ma il padre lo invitò a rimanere, perché un rabbino doveva stare con la sua gente. Gli anni della guerra furono durissimi, specie dopo il 1943. In fuga con la moglie Lia (una donna di grande livello), Toaff fu catturato dalle SS e condannato alla fucilazione. Mentre scavava la fossa, si mise a pregare. Lo notò un capitano che, alla fine, lo fece fuggire. Con sapiente ironia, Toaff, ricorda l' episodio, mentre gli brillano gli occhi: «la preghiera mi ha salvato». Forte, ironico, sdrammatizzante ma capace di grande tenacia, il rabbino ha dedicata la vita alla ricostruzione dell' ebraismo italiano, nella fede, nella cultura ebraica, nelle opere della Comunità. Dal 1951 è alla testa della comunità romana, la maggiore in Italia. Lungo gli anni compie un' importante operazione: fare dell' ebraismo una componente rilevante, anche se minoritaria, della società nazionale. Era una società dominata dallo scontro, immersa in un conformismo sociale e culturale, disinteressato alla realtà ebraica. Lo stesso cattolicesimo non aveva un peculiare interesse per gli ebrei. Il rabbino riuscì a coagulare gente di cultura, della politica, dei media, attorno alla lotta contro il risorgente antisemitismo. Allora si manifestava spesso scarsa attenzione al problema. Non dobbiamo retrodatare il clima attuale di simpatia per l' ebraismo, di memoria della Shoah, di ripudio piuttosto generalizzato dell' antisemitismo. Allora c' era indifferenza, se non fastidio per la «diversità» ebraica. In realtà la personalità di Toaff ha mostrato agli italiani come la «diversità» ebraica sia una ricchezza per il Paese. Dopo aver lottato contro l' antisemitismo di destra, si ritrovò a far i conti con quello di sinistra. Nel 1982, l' anno della strage dei palestinesi di Sabra e Shatila, durante un corteo sindacale, fu lasciata una bara sotto la lapide che, sul muro della sinagoga, ricorda gli ebrei caduti. Era troppo. Toaff, con energia, denunciò il «vento dell' odio». Il 9 ottobre 1982 vari ebrei furono feriti e un bambino di tre anni ucciso dai terroristi palestinesi, all' uscita dalla sinagoga, l' ultimo giorno della festa della Capanne. Trentanove anni prima, proprio nel mese di ottobre, i tedeschi avevano razziato un migliaio di ebrei per portarli alla morte. Con grande forza morale, Toaff impose all' attenzione degli italiani la realtà ebraica. Lavorò molto per intensi rapporti con il cattolicesimo. Nel 1986, quattro anni dopo quell' attentato, ricevette Giovanni Paolo II, per la prima visita di un Papa a una sinagoga. Fu un avvenimento storico. Dietro all' evento c' era la volontà di papa Wojtyla. Ma ci fu pure l' intelligente tessitura del rabbino, consapevole del ruolo e dei nuovi orientamenti della Chiesa. Toaff ha veri amici tra i cattolici, anche per il suo dono innato di costruire rapporti. Del resto era stato lui a salutare Giovanni XXIII quando, improvvisamente, si fermò davanti alla sinagoga e benedisse gli ebrei. Toaff aveva chiesto a Giovanni Paolo II parole di rincrescimento per la condizione ebraica nella Roma dei Papi e il riconoscimento diplomatico d' Israele da parte vaticana. Per il resto l' incontro del 1986 realizzò un' amicizia (il Papa nominò Toaff nel testamento, unico ricordato con il suo segretario personale). Nel 2005 il rabbino era in piazza San Pietro per i funerali del Papa. I quasi cent' anni Elio Toaff raccontano la bella e coraggiosa storia di un italiano, che affonda le sue radici nella tradizione ebraica e in una linfa risorgimentale (suo padre fu allievo del grande rabbino livornese Benamozegh ma anche di Pascoli). Il suo umanesimo forte e ottimista si riassume nella convinzione che la cosa più importante - ha dichiarato - «è far felici gli altri, perché se sono felici gli altri sono più felice anch' io».La vita L' uomo Elio Toaff è nato il 30 aprile 1915 a Livorno. Nel 1938 si è laureato in Giurisprudenza. Durante gli anni della guerra, in fuga con la moglie Lia e il figlio Ariel, fu preso dalle SS e condannato a fucilazione La guida Dopo essere stato rabbino di Ancona e Venezia, nel 1951 è diventato rabbino capo di Roma. Nel 1986 ha ricevuto Giovanni Paolo II in sinagoga: prima visita di un Papa. Nel 2001 si è dimesso(30 aprile 2010) - Corriere della Sera
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