mercoledì 12 maggio 2010
San Nicandro
Il risveglio di San Nicandro
La notte del 10 agosto 1930, nel piccolo centro pugliese di San Nicandro, Donato Manduzio, professione bracciante, fece uno strano sogno, che lo spinse a mettersi a leggere la Bibbia (una Bibbia protestante, l’unica che riuscì a reperire). Fu così che scoprì e cominciò a praticare l’ebraismo, senza sapere nemmeno che al mondo degli ebrei esistevano ancora. Ebbe inizio in questo modo una delle pagine più incredibili della storia dell’ebraismo italiano novecentesco.Il popolo ebraico è considerato un esempio straordinario, per molti aspetti unico, di cultura e coesione mantenute intatte per millenni. Il trascorrere del tempo, la dispersione e le persecuzioni, a prima vista non sembrano aver danneggiato la vita e la vitalità degli ebrei nel mondo. Non altrettanto si può affermare a livello demografico. Quanti sono gli uomini e le donne ebree che si sono allontanati nel corso dei secoli? Impossibile saperlo. Ma è accaduto anche, e sempre più spesso si ripete oggi, che persone del tutto estranee all’ebraismo, magari animate da antichi ricordi di un’appartenenza perduta da generazioni, all’ebraismo vogliano ricongiungersi. Un fenomeno sempre più frequente per esempio nei territori dell’Ex Unione sovietica, per ragioni geopolitiche, ma che si ripete costantemente anche in quelli che nel XV secolo erano domini spagnoli, dove gli ebrei furono espulsi o costretti a convertirsi. E dove in molti casi scelsero di mantenere in segreto le proprie tradizioni, dando vita al fenomeno del marranesimo. Proprio di queste storie di identità perdute e ritrovate si parla nel Moked primaverile 5770, che prende oggi il via.Sarà proprio “Marrani di ieri e di oggi” il filo conduttore di incontri e dibattiti che animeranno le giornate dei partecipanti all’appuntamento annuale del DEC.Nelle regioni meridionali della nostra penisola oggi la riscoperta dell’ebraismo perduto è fortissima, come ha testimoniato il successo di Negba, il primo festival della cultura ebraica in Puglia organizzato a settembre dall’UCEI.Sono tante le storie nate all’ombra Gargano. Quella di San Nicandro la racconta oggi un film-documentario presentato per la prima volta nel novembre 2009 al festival Transiti d’Oriente, “San Nicandro, Zefat. Il viaggio di Eti”, diretto da Vincenzo Condorelli.Nel giro di pochi anni dopo la visione di Donato Manduzio, il gruppo di ebrei sannicandresi era arrivato a contare più di una ventina di persone. Erano stati avviati contatti con la Comunità ebraica di Roma per un processo di conversione riconosciuto. Ma per gli ebrei in Italia i tempi si facevano cupi. Con le leggi razziali, il rabbino capo di Roma cercò di dissuadere Donato Manduzio e i suoi dal proseguire nell’intento, loro che potevano scampare alla persecuzione. La risposta fu indignata. Il gruppo si considerava e voleva essere considerato ebreo a tutti gli effetti, pronto a sopportare anche le conseguenze più negative. La conversione vera e propria arrivò nel 1946, e nel giro di pochi anni la maggioranza degli ebrei di San Nicandro si trasferì in Israele.Oggi nel paese vivono alcune decine di ebrei, tra i quali Grazia Gualano, ricercatrice di Storia dell'Ebraismo sannicandrese e Presidente del gruppo San Nicandro. Sarà lei a commentare il documentario, in cui compare proprio nel suo ruolo di studiosa che aiuta il protagonista Eti a ricostruire la sua storia familiare.La comunità di San Nicandro, nonostante le difficoltà che deve affrontare legate all’esiguità dei numeri, e alla scarsa disponibilità di prodotti kasher, continua a rappresentare, a distanza di tanti anni dalla sua nascita, uno straordinario esempio di vitalità ebraica, contro una storia che secoli fa sembrava aver messo per sempre la parola fine all’ebraismo italiano del meridione.Rossella Tercatin, http://www.moked.it/
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La storia questa sconosciuta
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