venerdì 11 giugno 2010


Mar Morto

Rassegna stampa (cliccare sui titoli giornali x testo completo)

Mentre si stanno lentamente attenuando le polemiche che hanno accompagnato l’azione di Israele contro le navi “pacifiste”, nell’attesa che anche il mondo ebraico impari a dibattere al proprio interno le ragioni dei dissidi al solo scopo di non continuare a fornire ai suoi nemici le armi migliori per attaccarlo (nei giorni scorsi Omar Barghouti ha girato per l’Italia per propagandare il boicottaggio e non ha avuto difficoltà a parlare quasi unicamente con le citazioni di ebrei odiatori, in un modo o nell’altro, di Israele), è interessante registrare come anche le maggiori "fabbriche di notizie", come la Reuters, devono ora riconoscere le loro manipolazioni, pur tentando di giustificarle, in maniera peraltro assolutamente risibile. Sulla rassegna di ieri ne abbiamo avuto un esempio di grande interesse, che per questa ragione ripropongo ai lettori, perché emblematica di un certo modo di presentare le notizie. La Reuters ha dichiarato di aver “tagliato inavvertitamente delle immagini”. Si potrebbe credere a questa falsa spiegazione se questa non fosse invece la norma, e chiunque si occupi di disinformazione conosce benissimo questa abitudine di tagliare per costringere i fatti entro il letto di Procuste dell'ideologia. Quale strumento migliore, per fissare un'idea nella mente del lettore, di un titolo e un'immagine? Ed è per questo che proprio lì dentro si sceglie di occultare l'inganno. Diverso è poi il problema di nascondere i fatti, le notizie, ma su questo potremo dilungarci in altra occasione.Iniziamo la rassegna odierna parlando di Sergio Romano che risponde a una domanda precisa e puntuale con i suoi soliti argomenti anti-Israele e non solo: oggi conferma la sua definizione di Israele come “corpo estraneo” in una terra che fu “provincia musulmana per più di mille anni”. Aggiunge, il nostro “storico”: “gli arabi non erano responsabili delle persecuzioni (quelle inflitte dal nazismo ndr)”. Basta dimenticare l’amicizia del Gran Muftì con Hitler, il suo sostegno militare, la sua vicinanza, anche fisica, per tutta la guerra, ed il nostro impareggiabile storico scrive un’altra invenzione delle sue. Dovrebbe avere l’onestà di ammettere, se vuol parlare di corpo estraneo, che questo è piuttosto quello costituito da tante nazioni islamiche, nate come imposizione su popoli abituati a conoscere solo la tribù e non un grande stato. Vien quasi da ridere leggendo parole del genere: “chi cerca di comprendere questi fenomeni (quelli religiosi ndr) con il distacco e la mentalità dello studioso”. Lascio al lettore la valutazione su queste parole! Su molti quotidiani viene ripreso l’episodio, riportato più sopra, che ha visto cadere la Reuters nella peggiore accusa per un’agenzia di stampa. Raccomando su questo argomento la lettura dell’articolo pubblicato sul Foglio che si dilunga sulle gravi abitudini delle agenzie di far politica di parte anziché giornalismo corretto. Nel giorno che dovrebbe vedere finalmente la proclamazione delle sanzioni contro l’Iran, abbiamo già la prova tangibile della scarsa effettività di queste. Sono state dimenticate le questioni energetiche, per non colpire i grandi interessi di chi le sanzioni le dovrà applicare; il Foglio ci ricorda che la Shell (ricordiamocene quando facciamo il pieno), dopo aver stracciato a marzo i precedenti accordi con l’Iran, si è premurato di firmare, la settimana scorsa, dei nuovi accordi che la metteranno al sicuro da impedimenti internazionali. E Liberal ci racconta anche di tante imprese italiane che aumentano a dismisura le proprie relazioni con il regime dittatoriale: dall’ENI a Finmeccanica, dalla Ansaldo alla Fata. Da parte sua Lorenzo Moore su Rinascita si scaglia invece contro le sanzioni contro l’Iran; le vorrebbe piuttosto contro Israele. Mentre Guido Olimpio sul Corriere, in un articolo corretto parla delle 123 navi iraniane che cambiano spesso bandiera per sfuggire ai controlli (e cambiano anche proprietà o gestore), aggiungendo che seguono complicate rotte, da Hong Kong alla Malesia, scelte accuratamente per far arrivare ovunque ogni tipo di merce proibita, in altro articolo scrive che “in MO non ci sono verità ma solo versioni”; non è così, signor Olimpio, ma il problema è che certe verità, scomode e politicamente scorrette, non arrivano ai lettori. Sempre sul Corriere Battistini intervista il generale Eilaud che risponde con precisione a domande sulla inchiesta che si apre in Israele sull’operazione Flotilla. Battistini dimostra, fin dalla prima domanda, di far sue tutte le accuse mosse ad Israele; già vorrebbe conoscere quale è stato il principale errore dei soldati, e non mette neppure in dubbio che magari i soldati non ne abbiano commessi. Ma quando i nostri giornalisti, quasi tutti, impareranno che le sentenze si emettono alla fine delle inchieste, e non a caldo subito dopo i fatti? Adriano Sofri su Repubblica “compatisce le innocenti vittime”; descrive i “pacifisti turchi come persone affezionate alla pace”; nel suo pezzo ha tuttavia l’onestà di comprendere che tanto si parla del conflitto medioorientale e poco dei conflitti, non minori, che si sono verificati vicino a casa nostra (Sarajevo, ad esempio). Peccato che poi torna sulle solite posizioni di Repubblica scrivendo di temere che la bomba nucleare israeliana (che quindi Sofri dà per certo che esista) finisca nelle mani di persone stupide. Credo che gli stupidi (e anche peggio che stupidi) abbondino piuttosto dall’altra parte dei confini di Israele, signor Sofri. Oggi, se guardiamo alla realtà che sta sotto gli occhi di tutti, sembra proprio di poter dire che Israele è nelle mani di qualcuno che stupido non è. Sul Messaggero si trova un’intervista al commissario della CRI Rocca; solite parole alle quali questa testata ci ha abituato: a Gaza condizioni umane terribili. Viene voglia di invitare il commissario Rocca ad andarsi a leggere gli articoli di coloro che a Gaza ci sono andati davvero, con occhi pronti a registrare quello che vi è, liberi da preconcetti. Gli suggerirei, per cominciare, Lorenzo Cremonesi, che certo grande amico di Israele non è. Eppure scrisse Cremonesi verità ben diverse da quelle di Rocca. E gli suggerirei anche di guardarsi la TV di Hamas; magari non comprenderà le parole, ma le immagini certo sì. Immagini che mostrano l’opposto di queste sue parole. Altra intervista troviamo su l’Unità di De Giovannangeli al premio Nobel Corrigan Maguire, reduce dal fallito, secondo sbarco a Gaza. Solite parole: come sempre tutto il male sta da una parte sola. E solito parlare di “genocidio”, anche se questa volta è “lento”; mi verrebbe voglia di chiedere se questo aggettivo sarebbe una aggravante o un’attenuante. Ancora su l’Unità Bertinetto esalta i piani ambiziosi di Erdogan, il nuovo califfo (parole del titolista); mi chiedo come faccia, oggi, Bertinetto a considerare Erdogan “un moderato”, quando poi lui stesso ricorda la potenza militare che ne sostanzia le ambizioni. E’ troppo chiedere un po’ di coerenza a chi scrive? Raccomando, dopo tanta disinformazione, la lettura del Foglio dove Umberto Silva fa il pelo ed il contropelo al presidente Obama: parole di assoluta chiarezza. Tra i tanti articoli della stampa estera oggi vale la pena ricordare Bret Stephens sul Wall Street Journal che parla di chi oggi sostiene e di chi invece contrasta Israele. Questo importante articolo si chiude con le parole di Eric Hoffer che già nel 68 diceva che se cade Israele l’Olocausto sarà su noi tutti: parole di grande attualità all’inizio del terzo millennio, sulle quali pochi sembrano riflettere. Su Le Monde Zecchini si dilunga sul blocco di Gaza, ma tra tante cifre manca ad esempio la spiegazione del perché oggi ci sia a Gaza tanta disoccupazione, e manca la domanda di dove finiscano i soldi che l’Occidente continua ad inviare (35000 dollari/anno per ogni singolo cittadino). Ancora su le Monde Barthe ci racconta del gioco a rincorrersi tra scavatori dei tunnel a Rafah ed egiziani (con gli americani): si inserisce nel terreno il muro? E loro lo perforano. Ma se poi lo inonderanno, ci si chiede? Vedremo, è la risposta. Così va il Medio Oriente. Da sempre.Emanuel Segre Amar,http://www.moked.it/

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