sabato 25 settembre 2010


Israele: nel quartiere ultraortodosso di Mea Shearim

Gersualemme. In Israele, tutto il mese di Settembre è contraddistinto da feste. Rosh Hashana (Capodanno ebraico), Yom Kippur (giorno dell'espiazione) e a fine mese otto giorni di Sukkot (festa delle capanne). Il giorno di Yom Kippur è però la ricorrenza che più affascina coloro che visitano la Terra Santa. La popolazione digiuna per un intero giorno. Il traffico si ferma e per le strade circolano solo sporadici taxi di arabi, mentre ebrei vestiti di bianco si affrettano a piedi verso le sinagoghe per chiedere a Dio la remissione dei loro peccati. Il quartiere ultraortodosso di Gerusalemme, Mea Shearim, è però in questo giorno sacro si può fare un salto nel passato e percepire la solennità della preghiera. Il quartiere è abitato dai cosiddetti Haredi, che praticano una forma molto conservatrice dell'ebraismo ortodosso e si reputano i veri eredi della tradizione religiosa. Sono ferocemente contrari alla modernità della quale accettano pochissime cose, come l'elettricità, ma ne rifiutano altre come il computer, il cinema, le macchine fotografiche e qualsiasi cosa minacci di portarli fuori da quella che considerano essere la retta via. All'entrata del quartiere, appaiono dei cartelloni che invitano i visitatori (o meglio le visitatrici) ad adottare un abbigliamento consono o "non immodesto" e si precisa che le camice devono esser chiuse al collo, maniche lunghe, gonne lunghe, niente pantaloni o abiti attillati. Qui infatti si fanno valere regole imposte dalla comunità e non dallo Stato. I muri delle strade inoltre sono ricoperti di "pashkeviln", manifesti murali in bianco e nero che esortano gli abitanti del quartiere a comportarsi in aderenza all'ortodossia. Un cartello di questi se la prendeva con la compagnia dell'elettricità. Un'altro inveiva contro le parrucche: le donne Haredi sono infatti tenute a tagliarsi i capelli a zero per non indurre l'uomo in tentazione, ma rimediano a ciò mettendosi delle costose parrucche. Un altro poster invece metteva in guardia contro il fatto che il giorno seguente ci sarebbe stato un mercato per la festività del Sukkot e si invitavano pertanto i fedeli ad un comportamento scevro da tentazioni, in quanto uomini e donne sarebbero venuti a contatto. Dopotutto è proprio dai Haredi che è nata la pretesa di separare i sessi sugli autobus pubblici: gli uomini davanti e le donne dietro, richiesta che ha provocato l'irata reazione del resto della popolazione laica israeliana. Quello che colpisce del quartiere sono però i bambini piccoli che giocano soli per le strade poco curate, vestiti anche d'estate a maniche lunghe. E le bambine con le calze bianche, si prendono cura dei fratellini di poco più piccoli di loro. Le donne sposate con i volti pallidi hanno i capelli coperti da dei foulard, mentre gli uomini vestiti di nero passano il tempo a studiare la Bibbia. In Israele, si dice che gli Haredim passino più tempo a studiare religione di qualsiasi altro gruppo umano nella storia dell'Uomo. Il sessanta per cento di loro infatti non ha un lavoro regolare e si mantiene grazie ai sussidi dal governo. Sono inoltre anche molto prolifici e questo li rende il gruppo ebraico con il maggiore tasso di crescita demografica. Ciò che contraddistingue i Haredi è comunque la loro posizione contro l'idea sionista di uno Stato israeliano. Per le strade di Mea Shearim infatti si leggono cartelloni del tipo: "Abbasso il Sionismo". Il motivo principale di questo rifiuto è che per loro l'indipendenza politica degli ebrei deve essere ottenuta soltanto attraverso l'intervento divino con l'arrivo del Messia. Ogni tentativo di forzare la storia viene considerato blasfemo. I Haredi sono quindi esonerati dal servizio militare, ma non per questo rinunciano a partecipare alla vita politica, anche per continuare a ricevere i sussidi. Il partito in cui maggiormente si identificano è lo Shas, parte dell'attuale coalizione di governo. Verso le sei del pomeriggio, mentre attraverso Mea Shearim, lo Yom Kippur sta volgendo al termine. Dall'interno delle sinagoghe le preghiere stanno raggiungendo il loro culmine. Dalle sinagoghe si sente invocare perdono al Signore, tra urla straziianti di uomini e pianti. Qualcuno prega sulla strada antistante alla sinagoga, e scorgo donne con le lacrime agli occhi. Ancora un centinaio di metri e la strada di Mea Shearim termina. Mi ritrovo accanto all'ospedale italiano con la sua torre, ispirata a quella di Arnolfo di Palazzo Vecchio a Firenze, opera terminata nel 1917 su progetto dell'architetto Antonio Barluzzi. Vedo poi degli etiopi ebrei con pantolici corti e dei turisti americani. Mi ricordo così una volta di più quante culture vivano qui a Gerusalemme, l'una accanto all'altra, spesso però senza comprendersi. 22 settembre 2010 http://www.agenziaradicale.com/

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