martedì 21 settembre 2010


istituto Weizmann

Il cervello, fra paura e coraggio

Chi di noi di fronte al pericolo non ha provato paura? Siamo scappati o abbiamo affrontato il rischio? Quando abbiamo scelto che fare, cosa è accaduto nel nostro cervello in quel momento? Nili e colleghi del Dipartimento di Neurobiologia dell’Istituto di Scienze Weizmann (Israele) hanno risposto a queste domande in uno studio pubblicato su Neuron. Il gruppo di Israele ha costruito un paradigma sperimentale in cui i partecipanti dovevano scegliere di avvicinare o allontanare da loro un oggetto, posto su un carrello in movimento, mentre il loro cervello veniva osservato con la risonanza magnetica per immagini (fMRI). L’oggetto poteva essere un rassicurante orso di peluche o un esemplare di serpente del granturco (Elaphe guttata), animale prescelto per rappresentare una fobia diffusa nella popolazione. Ogni volta che i soggetti sceglievano come muovere l’oggetto, venivano registrate la paura somatica (involontaria, attraverso la conduzione della pelle) e la paura soggettiva (che coinvolge la coscienza attraverso l’associarzione della soglia di paura provata con una scala di valori). Abili manipolatori di serpenti sono stati impiegati come controllo del paradigma. Lo studio con MRI del cervello dei partecipanti ha dimostrato che quando le paure soggettiva e somatica hanno valori tra loro discordi (la prima elevata e la seconda bassa, o viceversa), un’area particolare chiamata corteccia cingolare subgenuale anteriore (sgACC) si attiva e promuove la manifestazione di coraggio, cioè avvicinare a sé il serpente. Al contrario, se il partecipante raggiunge valori elevati di paura soggettiva e somatica, la sgACC viene inibita e si attivano altre parti del lobo temporale, come amigdala ed insula, che comandano i comportamenti di tipo viscerale e portano il soggetto a soccombere alla propria paura. Nel momento in cui i soggetti valutano la paura percepita durante il movimento dell’oggetto, la fMRI ha osservato l’attivazione della parte destra del lobo temporale (rTP). La rTP è un’area collegata alla percezione visiva, olfattiva e auditiva del lobo temporale. La sua attività sembra essere presente quando un soggetto immagina o percepisce delle emozioni. Per tale motivo, si suppone che la sua attività sia richiesta nel momento in cui i partecipanti debbano classificare la paura provata durante la scelta. “Il nostro risultato propone una descrizione dei processi del cervello e i meccanismi che supportano un intrigante aspetto del comportamento umano, l’abilità di effettuare un ‘azione volontaria opposta a quella promossa dalla paura, e chiamata coraggio”, conclude Dudai. “ Specificamente, I nostri risultati delineano l’importanza di mantenere alta l’attività della sgACC quando si riesce con successo a superare la paura e si punta alla possibilità di manipolare l’attività della sgACC nell’intervento terapeutico per i disturbi che coinvolgono il non riuscire a superare le paure”. 21 Settembre 2010, http://brainfactor.it/

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