domenica 5 settembre 2010
Tel Aviv
Nel presente di Tel Aviv la politica non è trendy
«Hai mai sentito parlare della sindrome di Tel Aviv?», chiede Shira mentre, creando piccoli cerchi di fumo con la bocca, cerca di spiegare ai suoi interlocutori storditi dal gin tonic pomeridiano, cosa significhi vivere nella città israeliana.«Qui avere avventure è la cosa più facile del mondo, ma quando arriva la mattina, un buon caffè e arrivederci. Non si richiama quasi mai. Una volta, dopo aver trascorso la notte con un ragazzo, gli ho chiesto se voleva pranzare con me e lui ha detto: "Scusami ma ho la sindrome"».«Beh - interviene Jean, che ha appena vinto una borsa di studio all'Università di Tel Aviv e si atteggia già a professore - come New York negli anni Ottanta o Parigi e Londra durante i Settanta?». «Lì si trattava di libertà sessuale, promiscuità, rivoluzione... - chiarisce Shira con tono calmo e sensuale -, per noi è diverso: è impossibile immaginare una relazione stabile quando sai che un missile o un kamikaze possono colpirti da un momento all'altro».Benvenuti a Tel Aviv 2010, la patria del presente continuo.La ripresa dei negoziati di pace tra Israele e Palestina non è nell'agenda dei giovani che, come la biondissima Shira, affollano dalla mattina alla sera i bar. «Una bolla», come la chiamano nel paese (e a cui il regista israeliano Eytan Fox ha dedicato il film The Bubble), che rimbalza su territori occupati e grandi questioni internazionali: «I giovani non credono più che le cose possano cambiare - spiega al tavolo del ristorante Suzana, lo scrittore 33enne Ron Leshem, diventato famoso in tutto il mondo con il libro Tredici soldati (Rizzoli). «Sono stanchi di guerra, news, politica. Hanno perso qualsiasi speranza nel futuro, vivono alla giornata». Leshem, uno dei primi a riportare l'orrore della guerra e le contraddizioni della realtà nella narrativa israeliana, racconta che i suoi coetanei sono chiusi nell'individualismo: «Le nuove generazioni sono ossessionate dal presente, e il presente molto spesso si riduce a sesso, clubbing e alcolici».Dan Kolodny gestisce uno dei locali più frequentati della città, il Mendelimus ad Hayarkon, cuore della vita notturna di Tel Aviv. Dan accoglie in media 500 clienti a sera. Ti guarda distratto e racconta che nella bolla non c'è differenza tra i giorni della settimana: «I ragazzi vogliono divertirsi e sono disposti anche a spendere tanto. Un cocktail qui costa 12 dollari».04.9. 2010 http://www.ilsole24ore.com/
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