martedì 26 ottobre 2010


"Il Corano consente l'uccisione di cristiani"Bufera per l'attacco di un vescovo libanese

CITTA' DEL VATICANO - "Il Corano dà al musulmano il diritto di giudicare i cristiani e di ucciderli con la "jihad" (la guerra santa). Ordina di imporre la religione con la spada. Per questo i musulmani non riconoscono la libertà religiosa. Non stupisce vedere tutti i Paesi arabi e musulmani rifiutarsi di applicare i diritti umani sanciti dalle Nazioni Unite". Quando queste parole vengono pronunciate dal palco dell'aula dove, in Vaticano, si sta svolgendo il Sinodo del Medio Oriente, sull'assemblea cala un imbarazzante momento di gelo. Perché tutti si rendono conto delle possibili conseguenze che la terminologia usata può avere quando l'intervento verrà tradotto nei Paesi musulmani. Non è ovviamente l'incidente di Ratisbona, quando Benedetto XVI pronunciò un discorso dal quale poteva evincersi il messaggio che l'Islam è una religione violenta, e l'intero mondo islamico si sollevò pretendendo le scuse del Papa. Ieri, più semplicemente, era monsignor Raboula Antoine Beylouni, vescovo di Antiochia dei Siri, in Libano, a parlare. Ma il suo duro atto di accusa proveniva comunque dall'interno del Vaticano, durante un'importante riunione a cui partecipano tutti i vescovi cattolici dell'area mediorientale.Il suo intervento, condito da altre considerazioni pepate, ha subito trovato la reazione della prestigiosa Università egiziana al-Azhar. "È un falso storico affermare che il Corano e l'Islam si sono imposti con la spada - commenta Abdel Muti Bayoumi, membro della Commissione dei ricercatori - se fosse così non avrebbe resistito per secoli. L'Islam invece si è diffuso attraverso il convincimento". E l'ex portavoce dell'Ucoii (l'Unione delle Comunità islamiche in Italia), Roberto Hamza Piccardo, afferma che la voce del vescovo libanese è isolata. "Sono solo provocazioni - spiega - noi vogliamo rispondere invece con la giornata del dialogo islamo-cristiano del prossimo 27 ottobre. La tensione non è tra cristiani e musulmani, ma con Israele. Al Sinodo è stato presentato "Kairos Palestina", un documento che invita alla resistenza pacifica contro l'occupazione israeliana, ma è stato tenuto sotto traccia".Proprio su questo documento alla vigilia si era verificata una polemica fra Stato ebraico e Santa Sede. E l'ambasciatore israeliano Mordechay Lewy, giudicando "false" le notizie diffuse dall'agenzia cattolica Misna, ha negato che ci siano state ritorsioni contro il clero dopo la pubblicazione del testo, mentre secondo l'agenzia missionaria il governo aveva ridotto i visti. Aspro il braccio di ferro anche sul numero dei cristiani in Israele, che secondo il governo sono aumentati mentre il Vaticano denuncia un esodo.Le battute finali del Sinodo stanno insomma facendo emergere tutta la ricchezza di due settimane di discussione. Oggi, con il messaggio e le proposizioni da consegnare al Papa, i padri sinodali concluderanno i lavori.
(23 ottobre 2010)http://www.repubblica.it/

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