venerdì 15 ottobre 2010


Il rav Rosen al Sinodo dei vescovi

È in corso di svolgimento nelle sale vaticane il Sinodo dei vescovi dedicato al Medio Oriente a cui partecipano anche rappresentanti religiosi ebrei e musulmani. Il Sinodo ha vissuto ieri uno dei suoi momenti più intensi con l’intervento del rabbino David Rosen, consigliere del Gran Rabbinato di Israele e direttore del dipartimento degli affari interreligiosi dell’American Jewish Committee. Nel suo discorso Rav Rosen si è soffermato sui progressi in corso nelle relazioni ebraico-cristiane in Israele sottolineando come sia fondamentale garantire la crescita e lo sviluppo sereno delle comunità cristiane presenti sul territorio. "Il benessere delle comunità cristiane in Medio Oriente – ha spiegato Rosen – è una sorta di barometro della condizione morale dei nostri paesi. La possibilità per i cristiani di esercitare diritti civili e religiosi in libertà testimonia la salute o la malattia delle rispettive società del Medio Oriente". Non sono mancate alcune note negative nei confronti delle comunità cristiane dei paesi arabi che a suo modo di vedere agirebbero in contrasto con le linee guida della Chiesa nell'ambito delle relazioni con gli ebrei. “In un ampio contesto geografico – ha detto Rosen – l'impatto del conflitto ha troppo spesso portato a un distacco di molti cristiani dalla riscoperta operata dalla Chiesa delle proprie radici ebraiche e talvolta a una preferenza per pregiudizi storici". Apprezzamenti invece per il Consiglio delle istituzioni religiose della Terra Santa, a cui il Rav riconosce il merito di combattere le incomprensioni, il bigottismo e l’incitamento all’intolleranza e di puntare sulla promozione della riconciliazione e della pace “affinché due nazioni e tre religioni possano vivere nel paese con piena dignità, libertà e tranquillità”. Auspicando che una nuova primavera nelle relazioni tra ebrei e cristiani diventi sempre più palese in Medio Oriente come nel resto del mondo, Rosen ha analizzato i futuri scenari dell’area mediorientale mettendo il punto sul ruolo basilare svolto dai musulmani (che chiama “fratelli”) nel processo di pacificazione tra le varie identità in gioco. “La questione critica per il futuro delle nostre comunità – ha affermato il Rav – è legata al fatto che i nostri fratelli musulmani vedano la presenza cristiana ed ebraica come pienamente legittima e parte integrale della regione nel suo insieme”. Prima di intervenire al Sinodo Rav Rosen si è recato nella sede della Fnsi per una conferenza stampa e per un incontro con i vertici della Federazione. In questa occasione ha ribadito l’importanza simbolica delle due visite compiute in Israele da Giovanni Paolo II e Benedetto XVI soffermandosi sul viaggio di Ratzinger e sul valore pedagogico delle parole utilizzate dal pontefice a proposito di antisemitismo e Shoah, puntualizzando che “mai è stato messo in dubbio l’impegno di Benedetto XVI nel dialogo con gli ebrei e nella condanna dell’antisemitismo”. Entrando poi nel merito di alcuni incidenti di percorso che avevano fatto salire la tensione (citati tra gli altri il caso Williamson e la preghiera del venerdì santo), Rosen li ha definiti episodi “sfortunati”. Su sollecitazione dei giornalisti il Rav è intervenuto anche sulla controversa questione del giuramento allo Stato ebraico recentemente approvato dal governo di Israele. “È una legge che mi rammarica – ha detto Rosen – ma rifiuto completamente l’interpretazione per cui questa legge mina il fondamentale carattere democratico di Israele. Il riferimento allo Stato ebraico non va inteso in senso religioso ma culturale. Tutte le persone sono ancora uguali davanti alla legge e la Corte Suprema può accogliere ricorsi se questo diritto non viene rispettato”.Adam Smulevich,http://www.moked.it/

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