sabato 9 ottobre 2010


kibbutz Nir David: gli inizi

"Difendere Israele è difendere la nostra cultura"

Lo stato ebraico di Israele è una democrazia viva. Si basa su una società che dall’interno sostiene e incoraggia le proprie forze creative affinché sviluppino le loro potenzialità. Israele è piena di energia intellettuale. Israele scoppia di visioni artistiche. Il successo di Israele si basa su prestazioni intellettuali, scientifiche e innovative, oltremodo alte. La società israeliana lotta con se stessa. Se all’osservatore appare come uno stato teso fin quasi al punto di rottura, questo va ricondotto anche al fatto che continua a cercare nuove vie di partecipazione sociale equa anche per i suoi cittadini e le sue cittadine di origine araba. Quello che Israele costruisce sono forme di convivenza multiculturali.Per fare questo il paese attinge a tradizioni che non potrebbero essere più diverse: dalla diaspora sparsa in tutto il mondo, da una profonda religiosità, da un duro secolarismo, da una convinta visione liberale. Israele, rinato dopo sessant’anni, frutto del desiderio di uno stato nazionale, ha iniziato a dare una nuova impronta alla nostra epoca. Shmuel Eizenstadt, il filosofo-sociologo recentemente scomparso, ha descritto questa cesura temporale come la ricerca di “modernities” equiparate, che vanno oltre la “modernity” eurocentrica e puntano verso un sapere globale di comunanza della vita. E da qui scaturisce la consapevolezza della responsabilità verso il mondo. L’agire solidale diventa un impegno umano.Proteggere Israele è un impegno umano. Il diritto di esistere di Israele viene negato in modo fondamentale, basta dare uno sguardo allo statuto di Hamas. Il ricorso strumentale, gelido alla violenza, che sia sotto forma di attacchi kamikaze che causano la morte di innocenti, oppure facendo uso di missili Kassam che seminano il terrore, ha un obiettivo politico preciso: affondare ogni, per quanto tenue, speranza di pace. I veri nemici dell’estremismo violento sono la libertà, la pace e la democrazia. Il Mediterraneo è stato la culla della civiltà europea. Il futuro del Mediterraneo sta nel ricordarsi di questo grande passato. E ancora: l’opportunità del Mediterraneo risiede nella costruzione di un nuovo presente. Ma a tutt’oggi questa chance non può essere messe in pratica. Paura e violenza sembrano soffocarla.Solo che il tempo stringe. La leva di Archimede per un nuovo ordine pacifico nel medio oriente è uno stato ebraico d’Israele prospero e stabile. Rafforzare Israele nella sua veste di àncora della democrazia in una regione difficile, è il compito di tutte le democrazie. Noi europei ci impegniamo a favore di Israele, perché Israele si impegna a nostro favore. E ancora, noi europei sappiamo qual è la ragione che spinge a discreditare Israele: perché agli occhi degli antisemiti lo stato d’Israele è l’emblema collettivo dell’ebreo, dunque da odiare. Solo che in un nuovo ordine globale della pace, non vi sarà più posto per l’odio contro gli ebrei.C’è una lezione che gli europei non hanno più dimenticata. E cioè che l’antisemitismo si intrufola come il ladro nella notte. Si insinua passo passo, fra le maglie della società e incomincia a intaccarne i valori. Alla fine arriva a distruggere la convivenza umana e la democrazia. Noi proteggiamo la vita ebraica e Israele, non da ultimo perché vogliamo proteggere noi stessi contro i nemici della libertà. Noi proteggiamo la vita ebraica e Israele perché la democrazia è caduca e perché sappiamo che è preziosa, che è l’unica chance che ha l’umanità di sopravvivere.di Gert Weisskirchen* Il Foglio 8 Ottobre 2010* Parlamentare tedesco dell’Spd e membro del direttivo dell’Inter - parliamentary coalition for combating antisemitism

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