sabato 9 ottobre 2010



Tel Aviv

"Per Israele", senza dimenticare la Palestina e i palestinesi

La piazza blu che si riempie, i giovani che stringono gli striscioni, i padri che sventolano con decisione la bandiera con la Stella di Davide, gli anziani che guardano con ironico distacco la passerella di vip e personalità pubbliche invitate alla manifestazione. "Per la libertà, Per Israele", ieri sera, ha riempito il Tempio di Adriano a Roma.Dentro, un parterre di tutto rispetto: protagonisti della politica e della cultura italiana, destra e sinistra, democratici e conservatori, Rutelli e Martino, a interpretare ognuno a suo modo le ragioni dello stato ebraico, per una volta, è il caso di dirlo, uniti da una causa comune. L'eleganza e i bei modi di chi riesce a entrare, il nervosismo e qualche sbrocco di chi viene fermato fuori. Un'atmosfera di festa, la sensazione di forza, una forza controllata, misurata e cosciente, quella di un popolo e di uno stato che combattono una guerra, la combattono da sempre, per difendere la propria esistenza.Ma se vogliamo rispettare fino in fondo il nostro alleato lasciato troppe volte solo laggiù in Medio Oriente, e vogliamo farlo in ossequio a quel desiderio di verità che ha ispirato l'incontro di ieri, non dobbiamo rinunciare a uno sguardo critico - perché le guerre si vincono con la determinazione e la forza ma la pace si costruisce dubitando delle certezze e accettando anche le ragioni dell'avversario (o del nemico sconfitto).E di criticità, nonostante i validi e numerosi e benvenuti pronunciamenti di ieri, ce ne sono tante. Roma è una grande madre che accoglie e respinge, la città che ha offerto agli ebrei e agli amici di Israele un palco dove testimoniare vecchie e nuove persecuzioni, ma anche la matrigna spietata che nei giorni scorsi ha rimesso per strada Priebke, il boia delle Fosse Ardeatine. La destra italiana ieri ha serrato i ranghi a fianco dell'alleato israeliano ma al suo interno è ancora percorsa e inquinata da chi usa le parole come olio di ricino: il "Ciarra", tanto per capirci. La sinistra ha mostrato il suo volto più presentabile, quello del senatore Fassino, ma resta infetta dall'antisemitismo, da un malcelato palestinismo, dissimulato dietro la formuletta "io non ce l'ho con gli ebrei ma con i sionisti". Come dire, andiamoci piano a dire che in Italia "siamo tutti israeliani" perché non è così.Ora che la festa è finita, stasera che torneremo a casa soddisfatti e contenti per com'è andata, chiediamoci anche quanto sarà utile, agli ebrei, a Israele, all'Occidente, invocare dalla sua parte tutta la "verità", una parola grossa, un assoluto senza compromessi, l'idea che gli altri debbano adeguarsi a noi - che gli stia bene o no. Con la verità si vincono le guerre, se scegli di combattere dalla parte giusta. Ma essa può diventare un ostacolo o anche una trappola quando ti siedi al tavolo per decidere insieme agli avversari quale sarà il futuro, il mondo diverso e speriamo migliore di quello in cui viviamo adesso.di Roberto Santoro 8 Ottobre 2010, http://www.loccidentale.it/

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