martedì 23 novembre 2010


In Corea, tra i soldati ebrei Il libro delle luci

Da troppo tempo ottengo risposte negative e stupite alla domanda “hai mai letto Il Libro delle Luci?”; ho deciso quindi di porvi rimedio non solo perché Potok è l’autore di fortunati best-seller, ma perché è anzitutto un grande della letteratura americana del secolo scorso insieme a Saul Bellow e Philip Roth. Non solo uno scrittore, un rabbino, un professore in collegi rabbinici e università americane. È stato anche, dal 1965 al 2000 il direttore della JPS (Jewish Publication Society of America), la più grande casa editrice ebraica americana, quella che pubblicò, per intenderci, le Leggende degli ebrei di Louis Ginzberg (Adelphi) e la più diffusa traduzione inglese (con testo ebraico a fronte) della Bibbia (voluta e curata da Potok stesso), nota come Etz Hayim.Nel buio della guerra, rav Potok fa il cappellano militare e conforta i ragazzi al fronte. E poi scrive un capolavoro: Il libro delle luci Nato in America da immigrati polacchi legati all’osservanza religiosa, Potok (1929-2002) si forma alla Yeshiva University (Y.U.), il centro propulsore più prestigioso dell’ortodossia ebraica americana, dove si sono succeduti al rettorato sommi rabbini, da Y. D. Soloveitchik a N. Lamm. Dopo la laurea in letteratura inglese, Potok frequenta l’altra accademia rabbinica più prestigiosa d’America, il JTS (Jewish Theological Seminary), cuore dell’ebraismo conservative (Masortì), affialiato alla Columbia University e fondato nel 1886 da un rabbino italiano, rav Sabato Morais. Al JTS Potok termina un dottorato in letteratura ebraica e ottiene laurea e ordinazione rabbinica.Questo per ricordare che proprio negli anni della sua formazione, in queste aule insegnavano alcuni dei più alti intelletti dell’ebraismo contemporaneo, da Heschel (dal ‘46 al ‘72) a Scholem al JTS, mentre, alla Y.U., dal ‘41 all’86, c’era Soloveitchik.Il Libro delle Luci (The Book of Lights) è un libro allusivo già dal titolo. Se pensiamo che il testo qabbalistico per eccellenza è il Libro dello Splendore, lo Zòhar, subito capiamo che Potok guarda al mondo della mistica ebraica. Si tratta dell’intensa storia di amicizia tra due giovani compagni di studi in un’accademia rabbinica americana. Gershon e Arthur sono diversissimi per origine, temperamento, interessi. La storia si compie nella seconda parte del libro, quando i neo-ordinati rabbini dovranno prestare servizio come cappellani militari dell’esercito Usa durante la Guerra di Corea. Dettaglio importante questo, poiché Potok servì come cappellano durante quel conflitto. Ambientata in parte nelle aule, nei corridoi, nelle biblioteche della prestigiosa accademia rabbinica newyorkese, non è un caso che il protagonista si chiami Gershon Loran, -proprio come il grande studioso di Qabbala, Gershon Scholem-, soprannominato Keter, che è il nome di una delle Sefirot; come non è un caso che il professore di Talmùd, amico ma strenuo oppositore di Keter, si chiami Malkuson (da Malkut, un’altra Sefira). In pagine memorabili lo scontro ideologico tra i due va a sintetizzare la bagarre tra mistica e casuistica rabbinica, tra Qabbalah e Talmùd, tra -come suggerisce Potok-, passione e logica, riproponendo al lettore la domanda che Keter pone a Gershon: quale ebraismo, quale mistica, pensiero o contributo umano darà l’ebraismo contemporaneo (in questo caso quello Usa)? Di questo libro, Potok ebbe a dire: “it is a coherent model of myself and of my place in the world”. Incontrai Potok pochi anni prima della sua morte (2002) quando tenne una lectio magistralis a Milano. Potok, acclamatissimo, era seduto in mezzo a due persone speciali, Paolo De Benedetti e rav Giuseppe Laras. Avevo appena terminato la lettura di questo libro e vedere in una sala colma di giovani, discorrere tre uomini invecchiati negli studi rabbinici, fu per me un’emozione che ha segnato la mia vita.Vittorio Robiati Bendaud http://www.mosaico-cem.it/

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