martedì 21 dicembre 2010


La storia non è un racconto. È una costruzione

e solo se comprendiamo la costruzione riusciamo a capire qualcosa del passato e dei documenti che dal passato arrivano a noi. Tsvi Nussbaum è il nome del bambino con le mani alzate che compare nella foto forse più famosa della Shoah. Una foto che ormai è un’icona e su cui lo storico Fréderic Rousseau ha scritto un libro molto interessante (“Il bambino di Varsavia. Storia di una fotografia”) che la casa editrice Laterza manderà in libreria a gennaio, in prossimità del Giorno della Memoria. Una foto che noi oggi guardiamo dalla parte della vittima, ma che nasce come documento del buon lavoro dei carnefici. Originariamente infatti, quella foto è scattata dai nazisti per dimostrare la loro solerzia nell’eseguire gli ordini. Chi c’è infatti in quella foto? Vi si vedono i nazisti, molte persone, che si capisce essere dei prigionieri, una donna che guarda il bambino. Lentamente tutte queste figure sono scomparse ed è rimasto solo lui, Tsvi Nussbaum, a testimoniare un evento che agli occhi di chi guarda quella foto oggi, ha significato opposto rispetto a quello che aveva in testa chi la scattò, e chi in Germania la vide durante la guerra. Si dirà potenza dell’immagine. Non ne sono così convinto. Per due motivi. Primo: i documenti oltre che una storia del loro uso, hanno un’origine e dimenticarlo è un errore. Significa non comprendere perché quel documento fotografico sia arrivato fino a noi e perché molte altre scene della Shoah, che nessuno voleva che arrivassero fino a noi, non sono state fissate in foto, ovvero in documenti fotografici. Secondo: dimenticare (o non considerare) il primo motivo significa non comprendere che nessun documento parla di se stesso, ma di qualcuno che ce lo propone. E da qui occorre partire per capire che cosa c’è dentro a un documento. Dunque non c’è nessun documento oggettivo, ma ogni documento è intenzionale. E solo se si analizza l’intenzione di chi sta dietro il documento si riesce a comprenderne la struttura, la costruzione, la fisionomia e anche la finalità nell’uso. DavidBidussa,storico sociale delle idee, http://www.moked.it/

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