domenica 12 dicembre 2010


Pacifici ad Affari: Pio XII? La beatificazione affare interno. Per noi un uomo che non è stato un eroe”

11.12.2010 http://www.affaritaliani.it/, di Raffaele Gambari
Riccardo Pacificidi Raffaele GambariPer la prima volta il capo degli ebrei romani, Riccardo Pacifici, interviene sulla beatificazione di papa Pacelli e sui suoi silenzi, sulle atrocità del nazismo e sulla razzia del ghetto di Roma. E sceglie Affaritaliani.it per dire senza mezzi termini che: “Se la Chiesa vuole beatificare Pio XII è un suo affare interno e noi ebrei non entriamo nella questione ma sul suo silenzio ho delle cose da dire. Le sue colpe illustrano un volto di un uomo che con tutte le sue debolezze di certo non è stato un eroe". E ancora: “Se si vogliono usare artifici della storia per rafforzare nell'opinione pubblica del mondo cattolico la causa di beatificazione illustrando atti di eroismo nei nostri confronti da parte di Pio XII allora, storicamente parlando, continueremo a respingere questa tesi revisionista nonostante il debito morale che molti ebrei hanno, anche quelli della mia generazione e di quella futura, nei confronti di quegli ordini monastici che a rischio della loro vita e senza chiedere nulla in cambio, salvarono le vite dei nostri genitori e dei nostri nonni”.Pacifici, partiamo allora dal rapporto della Comunità ebraica romana con il Vaticano. E’ pace fatta dopo le visite in Sinagoga di due papi nonostante le vostre recenti prese di posizione critiche sul silenzio di Pio XII, a seguito della recente fiction della Rai su papa Pacelli, in merito alle atrocità del nazifascismo e in particolare per voi ebrei romani sulla razzia del ghetto? “Questo è un tema le cui ferite sono ancora aperte e dove le corde sono molto sensibili. Ma credo sia onesto avere il coraggio di dirsi apertamente tutto. Non è compito mio né del nostro ruolo stabilire i criteri della beatificazione di Pio XII, che rimangono un fatto esclusivamente interno alla Chiesa. Se si vogliono usare artifici della storia per rafforzare nell’opinione pubblica del mondo cattolico la causa di beatificazione illustrando atti di eroismo nei nostri confronti da parte di Pio XII allora, storicamente parlando, continueremo a respingere questa tesi revisionista nonostante il debito morale che molti ebrei hanno, anche quelli della mia generazione e di quella futura, nei confronti di quegli ordini monastici che a rischio della loro vita e senza chiedere nulla in cambio, salvarono le vite dei nostri genitori e dei nostri nonni e io non sarei qua a parlare se uno di questo conventi non avesse messo in salvo mio padre. E’ un debito morale che oggi è il cardine della più alta onorificenza dello Stato di Israele con il conferimento della Medaglia dei Giusti a coloro che si distinsero a salvarci. Molti uomini di Chiesa sono fra le ventunomila medaglie fino ad oggi consegnate dopo minuziose ricerche storiche, ma se Pio XII avesse fatto quello che i revisionisti raccontano non solo non sarebbe rimasto in silenzio ma avrebbe fatto aprire anche quei conventi che fecero rimanere chiuse le loro porte o peggio ancora le aprirono per cacciare via quelle famiglie di ebrei che avevano finiti i denari con i quali avevano immaginato di aver comprato la loro salvezza, così come, sempre sotto Pio XII, quei conventi che finita la guerra e senza alcun pericolo per l’incolumità del pontefice e per lo Stato del Vaticano, ospitarono criminali nazisti che fuggivano dai tribunali degli Alleati. Ancora peggio: fornirono ad essi passaporti e visti per emigrare clandestinamente in quelle nazioni, particolarmente in Sud America, dove hanno ricostruito la loro vita serenamente. Queste sono colpe che illustrano un volto di un uomo che con tutte le sue debolezze di certo non è stato un eroe. Per questo l’unica via maestra per dissipare ogni dubbio è quella di aprire gli archivi segreti vaticani ad una commissione storica congiunta giudaico-cristiana come da accordi. A prescindere da questa diversa lettura della storia il dialogo fra le nostre confessioni rimano intatto e vivo più che mai, sul solco del Concilio Vaticano II, della visita di papa Wojtyla alla sinagoga, soprattutto di quella di Benedetto XVI dello scorso 17 gennaio e dell’apertura delle relazioni diplomatiche tra lo Stato del Vaticano e dello Stato di Israele’’.

Nessun commento: