venerdì 21 gennaio 2011


moschea di Al Azhar
L'ultima sulla guerra santa? È colpa di ebrei e cristiani

Il Grande imam della moschea di Al Azhar, Ahmed Al Tayyeb, dopo aver ammonito che l’appello del Papa Benedetto XVI in difesa dei cristiani poteva «creare malintesi», allo scopo di dissipare i medesimi e «ristabilire i ponti della fiducia» ha proposto al Papa di inviare un messaggio di pace ai musulmani. Una richiesta invero singolare – visto che l’attentato di Alessandria era diretto contro i cristiani – che il rappresentante delle vittime rivolga un messaggio di pace ai musulmani, come se essi fossero gli aggrediti. Se esiste ancora la logica il messaggio di pace doveva inviarlo l’imam Al Tayyeb. Non risulta che il Papa abbia aderito a questa richiesta. Ci ha pensato però qualcun altro al suo posto, e si tratta di una personalità cattolica del calibro di Vittorio Messori. In un articolo sul Corriere della Sera e in vari interventi sul suo nuovo giornale informatico, egli si è sbracciato in varie ricostruzioni storiche con il classico sistema di comporre notizie parzialmente vere in un quadro tendenzioso; il tutto allo scopo di spiegare che l’islam, dovunque è arrivato non è mai stato “cattivo”, non ha mai avuto un atteggiamento invadente, oppressivo o imperiale, ma è stato, per così dire, costretto alla conquista dalla dabbenaggine, dall’incapacità, dai conflitti interni e persino dai misfatti dei conquistati, in particolare dei cristiani. Quindi, siccome tutto è sempre andato nel migliore dei modi nel migliore dei mondi possibili, salvo qualche sbavatura marginale, Messori si è chiesto desolato: «Sino a tempi recenti la convivenza, cementata da tanti secoli, non è mai stata messa seriamente in discussione. Che è avvenuto, dunque, da qualche tempo?». E la risposta l’ha trovata in un battibaleno: la colpa è degli ebrei e del sionismo. Difatti, «tutti i governi di tutte le nazioni islamiche sono sotto lo tsunami che ha avuto come detonatore l'intrusione violenta del sionismo che è giunto a porre la sua capitale a Gerusalemme, città santa per i credenti, quasi alla pari della Mecca».Si prova quasi vergogna a dover ricordare che Gerusalemme è la prima città santa per gli ebrei, e una delle prime due per i cristiani mentre nel Corano non è neppure menzionata. Ma questo pare non conti. La santità di Gerusalemme vale soltanto per i musulmani, non per gli ebrei e – si noti – neppure per i cristiani. Viene da ridere pensando al Messori che anni fa bacchettava Giovanni Paolo II, colpevole di chiedere troppe scuse a destra e a manca per le colpe storiche del cristianesimo, e che ora parla dell’occupazione islamica della Spagna medioevale come di una “liberazione”, rimprovera gli eccessi antimusulmani delle repubbliche marinare e cancella il diritto degli ebrei a considerare Gerusalemme città santa. Ma più che ridere nasce un sentimento di pena di fronte all’immagine di un signore che supplica il coccodrillo di mangiarlo per ultimo. E, oltretutto, lo fa mentre il coccodrillo gli sta mangiando un piede.Forse Messori si illude che una via per sfangarla sia di offrire gli ebrei come agnello sacrificale in pasto all’islam – si badi, gli ebrei, non soltanto il sionismo, perché la questione di Gerusalemme è religiosa, a detta dello stesso Messori. È da augurarsi che il mondo cristiano, e cattolico in particolare, non lo segua su una simile via. Oltre ad essere una scelta moralmente riprovevole sarebbe anche inefficace. Con simili demonizzazioni si farà di certo molto male agli ebrei e si attizzerà un antisemitismo sempre più virulento, ma alla fine il conto verrà pagato da tutti e sarà un conto salato, come insegna la storia (quella autentica, non i fumetti di Messori).(Tempi, 20 gennaio 2011) Giorgio Israel http://gisrael.blogspot.com/

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