mercoledì 12 gennaio 2011


Tel Aviv - casa di Ben Gurion
Voci a confronto

In politica internazionale continua il bizzarro scandalo dell’abbattimento di una palazzina semidistrutta sul terreno di un privato che intende ricostruirvi una casa di appartamenti, in quel quartiere di Gerusalemme che per gli ebrei da un secolo si chiama Shimon Hatzaddik (dalla presunta tomba del saggio che vi sorge) e per gli arabi Sheik Jarrah. E’ un’iniziativa privata che riguarda una decina di appartamenti; dato che Israele non è un paese socialista in cui lo stato decide ogni cosa né un paese dell’apartheid in cui i diritti civili siano legati all’etnia, ed essendo Gerusalemme giuridicamente territorio israeliano, non “occupazione” non si vede perché la costruzione sia illegale. Né lo spiega il segretario dell’Onu che protesta (notizia su Repubblica) né i giornali dell’ultrasinistra che ne fanno scandalo come Michele Giorgio sul Manifesto. La spiegazione si trova forze in una breve sull’Unità in cui si dice che 21 consoli a Gerusalemme avrebbero deciso di considerare Gerusalemme Est già fin d’ora come capitale del futuro stato palestinese: questo sì che è un tentativo di forzare la situazione e creare fatti compiuti. Bisogna sapere però che esso è privo di ogni base giuridica e che Israele fa benissimo a ignorarlo. E qualcosa del genere dell’”irresponsabile politica europea a Gaza” di cui parla Lieberman sul Wall Street Journal: un tentativo pericolosamente miope e avventurista di intervenire (per il bene, naturalmemte) nella questione israelo-palestinese.Inizia il periodo della giornata della memoria e i giornali parlano molto di Shoà. Gabriele Mignardi sul Carlino riferisce di una conferenza bolognese di Liliana Segre, Ludovica Amoroso su Repubblica parla delle nuove “pietre d’inciampo” poste a Roma, Matthew Gurewitch sullo Herald Tribune evoca la memoria di un compositore ebreo, Walter Braufeld, la cui musica fu proibita dai nazisti nel ’33, da allora è stata dimenticata, ma che ricomincia a essere ascoltata; il Messaggero dà notizia del prolungamento della mostra su Hitler a Berlino. Quel che farà certamente discutere è l’articolo di Paolo Mieli sul Corriere in cui si discute dei possibili inganni e silenzi della memoria dei deportati provocati secondo Mieli dai conflitti interiori dei superstiti, giacché lo svolgimento della Shoà non ha lasciato le vittime tutte innocenti e non coinvolte nella macchina dello sterminio. Sono temi che non solo gli specialisti conoscono, ma che sono stati anche ben presenti alla riflessione di Primo Levi e altri testimoni. E’ un articolo duro da leggere per chi ha un’immagine miticamente monolitica della Shoà, ma che può innescare un dibattito utile.Ugo Volli, http://www.moked.it/

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