sabato 26 febbraio 2011
Brutti tempi per l'Europa.
Facebook è un'invenzione americana. I supporti mediatici sono in gran parte prodotti in Cina, Giappone, Corea. L'insurrezione si svolge in Nord Africa e in Asia occidentale, e con un occhio guarda alla Mecca ma l'altro occhio non guarda all'Europa. Il ruolo dell'Europa sarebbe quello di dare il buon esempio, di suggerire nobili idee, di educare alla democrazia, di illuminare al pluralismo e alla tolleranza, ma questo compito non è stato svolto, anzi è stato cancellato. L'Europa non ha la minima nozione di come si possa creare una strategia politica coordinata, se non unificata. L'unico obiettivo, per lo meno per i paesi rivieraschi mediterranei, è come evitare un'epica transumanza dalla sponda sud. Chi vuole evitare la caduta di Gheddafi dopo aver festeggiato la caduta di Mubarak dimostra di avere abbandonato ogni principio non solo di coerenza e moralità, ma anche di ingegnosità politica. Con grande imbarazzo abbiamo visto in altra occasione un presidente del Consiglio europeo baciare la mano di un tiranno nord-africano. Le stragi nelle piazze del mondo islamico non sono sufficienti a sollecitare interventi del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, mentre con perfetta sincronizzazione di tempo nel medesimo Consiglio di Sicurezza il voto anti-israeliano dei paesi europei - Regno Unito, Francia, Germania, Portogallo - sembra un classico gesto di appeasement. La parola appeasement suscita commiserazione e ripugnanza. La crisi in Medio Oriente è anche e non meno crisi dell'Europa.SergioDella Pergola,Università Ebraicadi Gerusalemme, http://www.moked.it/
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