sabato 12 febbraio 2011



Gerusalemme
Amici e nemici

Un vecchio proverbio dice: “Dagli amici mi salvi Iddio, poiché dai nemici mi salvo io”. Il proverbio mi è venuto in mente osservando il comportamento di Barack Obama e quindi degli Stati Uniti nei riguardi della crisi egiziana. Da 18 giorni Hosni Mubarak, vecchio amico degli Stati Uniti, è costretto a battersi contro enormi manifestazioni cercando di riportare l’ordine senza cedere il potere ai Fratelli Mussulmani. Da Obama giungono solo ingiunzioni ad andarsene immediatamente in nome di una presunta democrazia. Ma quale democrazia, quella delle sommosse di Piazza Tahrir? Chi ci garantisce che esse esprimano l’opinione anche dei contadini della Valle del Nilo?.Mubarak ha detto nel suo discorso di ieri sera: “Annuncio in parole semplici, senza equivoci, che non mi presenterò alle prossime elezioni presidenziali. Annuncio che rimarrò in questa carica per far fronte alle mie responsabilità, proteggere la Costituzione, finché i poteri siano trasferiti alla persona che verrà eletta in elezioni libere.”Il portavoce dell’esercito ha dichiarato venerdì che lo stato di emergenza verrà abolito e saranno indette le elezioni non appena le condizioni lo permetteranno. “Non potremo mantenere tutto ciò senza prima riportare l’ordine”. Mubarak ha trasferito i suoi poteri al vicepresidente di recente nomina. Omar Suleiman. Però Mubarak non è ancora scomparso dal giro politico, e preferisce effettuare i cambiamenti a ritmo più lento di quanto ingiungono gli Stati Uniti, non solo per salvare il proprio onore ma anche per permettere quei contatti politici con l’opposizione che possono portare ai nuovi schieramenti. La condotta di Mubarak mi sembra dunque calma e pesata, cioè la migliore possibile in questi frangenti. Egli non è fuggito sul primo aereo disponibile ma è rimasto in Egitto, ha usato l’esercito ma chiedendogli di non sparare. L’Arabia Saudita, altra nota amica degli Stati Uniti, lo sostiene, mentre lo criticano vivamente l’Iran e la Turchia di Erdogan.La Turchia ha passato il Rubicone e si schiera ormai con l’Hezbollah in Egitto, con Hamas a Gaza e coi Fratelli Mussulmani al Cairo. Ma da Washington non viene nessuna critica alla Turchia islamizzata. Sono convinto che l’Egitto riuscirà a uscire dalla crisi, ma non sono affatto sicuro che lo strano comportamento di Obama possa giovare agli Stati Uniti e ai loro veri amici in Medio Oriente.Sergio Minerbi http://www.moked.it/

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