sabato 5 febbraio 2011


Israele e la sfida del rapporto tra Europa e mondo islamico

Di: Marco Fossi 02/02/2011http://www.mosaico-cem.it/
Una zattera, un’isola, circondata da un mare tempestoso: Israele, e lo Stato di Israele, sono raccontati così da David Meghnagi nel suo ultimo saggio, dove naturalmente il mare tempestoso è quello islamico. E “chi vive in un’isola deve farsi amico il mare” come dice l’autore citando, non a caso, un detto arabo.Meghnagi, storico dell’università di Roma, nato a Tripoli nel 1949, è – forse ancora prima che storico – psicoanalista, e analizza il ruolo dello Stato di Israele e il conflitto mediorientale con gli strumenti della psicologia, della psicoanalisi, attraverso simboli e metafore.
Presentato il 31 gennaio a Palazzo Clerici, nella sede dell’Ispi, il libro di David Meghnagi dall’emblematico titolo – Le sfide di Israele. Lo Stato ponte tra Occidente e Oriente – ha riunito intorno a un tavolo alcuni importanti interpreti del dibattito politico e culturale contemporaneo, a cominciare dall’onorevole Piero Fassino, responsabile esteri del Partito democratico, e da Khaled Fouad Allam, sociologo del mondo musulmano e editorialista del Sole 24 Ore. Ma erano presenti anche, insieme all’autore, Giampaolo Azzoni, professore di Filosofia del diritto a Pavia, e la storica Diana Pinto.Le tesi del libro ruotano intorno a un concetto fondamentale, e cioè che, come ha messo in luce anche Diana Pinto nel suo intervento, Israele è uno dei nodi irrisolti dell’Europa, di quell’Europa – come ha fatto notare Piero Fassino – “che per un verso è stata uno dei luoghi della nascita dell’identità ebraica nella storia, quindi fonte di vita; ma per il verso opposto è stata uno dei luoghi più tragici della morte, fisica, degli ebrei”. In questo ruolo irrisolto, Israele “è il capro espiatorio di un fallimento nei rapporti tra occidente, civiltà araba e islamica” sostiene l’autore.I conflitti recentemente esplosi nel Nord Africa rendono ancora più drammaticamente attuale il libro di Meghnagi: “A seconda di come si concluderanno, se con l’affermazione di principi liberali e democratici o al contrario con una recrudescenza di integralismo, dipenderà, anche, la sorte di Israele nel suo conflitto permanente con i palestinesi” puntualizza Fassino. Qual è la condizione perché un processo di pace sia possibile? Fassino non ha dubbi: “Sessant’anni di storia ci dimostrano che una pace stabile si è avvicinata solo quando i due contendenti si davano atto reciprocamente di un riconoscimento. Diversi, ma ugualmente legittimi, non nemici irriducibili”.È d’accordo Khaled Fouad Allam: “Israele, anche per gli arabi, rappresenta l’enigma di come vivere assieme nella differenza, di come trovare una dialettica tra storia ed eternità, è l’esperienza del limite”.Nel libro, secondo Gian Carlo Azzoni, professore di filosofia del diritto a Pavia, emergono due punti chiave. Il primo è l’importanza delle parole, che “sono tesori pieni di materiale esplosivo”. E Meghnagi concorda: “Sì, le parole possono essere esplosive o curative. E anche gli Stati sono costruiti sulle parole: Israele è uno Stato che, a rovescio del consueto, porta il nome del suo popolo, e non del territorio che lo costituisce: Israel significa ‘colui che combatte con Dio’”. Il secondo punto chiave è la centralità dell’altro, del diverso da sé. “L’esistenza dell’altro è la condizione per l’esistenza di ognuno” dice Azzoni “e questo spiega perché dobbiamo amare il nostro prossimo”.Ed è proprio sul riconoscimento dell’altro, del diverso da sé, che per Meghnagi riposa la possibilità di una soluzione alle sfide di Israele che, anche nei riguardi dell’Europa, è “anticipatore dello storia che sarà: anche l’Europa dovrà fare i conti con le convivenze di popoli diversi, con flussi migratori che ne cambiano il volto”. Come spesso capita nella storia degli ebrei, la storia di un singolo ma unico popolo è metafora e anticipazione della storia del mondo, ed è per questo, forse, che il mondo lo ritiene così interessante.Le sfide di Israele, di David Meghnagi, Marsilio Editori.

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