giovedì 3 marzo 2011


Gerusalemme - suoni e luci

Il paragone sbagliato di Umberto Eco

Il paragone recentemente formulato da Umberto Eco, in occasione della Fiera del libro di Gerusalemme, tra Berlusconi e Hitler appare profondamente sbagliato e offensivo, per diverse ragioni.Innanzitutto - ma è l’argomento che ci interessa di meno -, se il semiologo, più che esprimere una valutazione storica, intendeva soprattutto esternare la sua avversione al premier italiano, è evidente che non ha affatto raggiunto il suo obiettivo, in quanto i sostenitori di questo (come era logico e prevedibile) hanno facilmente sfruttato la gaffe come ennesima, autorevole dimostrazione del presunto “odio antiberlusconiano”, che porterebbe i detrattori del Presidente del Consiglio, anche quelli di maggiore levatura culturale, a dire qualsiasi sciocchezza pur di colpire il loro eterno bersaglio.Nel merito, lo scrittore ha fondato il suo giudizio sul fatto che entrambi i personaggi evocati sarebbero saliti al potere grazie a libere elezioni, per poi dare cattiva prova di sé. Da questo punto di vista, l’osservazione appare di una grande banalità, perché il parallelismo (anche accettando, ovviamente, l’iscrizione del nostro discusso Silvio nel “libro nero”) potrebbe allora estendersi ad altre centinaia di personaggi, probabilmente alla maggioranza dei capi di stato e di governo saliti alla ribalta nel Novecento e nei primi anni del nuovo secolo. Basterebbe fare l’elenco dei vari leader dell’America latina, dell’Africa, dell’ex Unione Sovietica, dei Balcani ecc. per rendersene conto.Se poi, come abbiamo detto, Eco non è riuscito a offendere Berlusconi, è certamente riuscito a offendere gli ebrei, e chiunque abbia a cuore la memoria della Shoah, al cui processo di banalizzazione, con le sue parole, ha dato un notevole contributo. “Hitler, certamente, è stato cattivo, ma uno dei tanti, e la sua cattiveria è facilmente emulabile, anche da parte di uno come Berlusconi, che - comunque lo si voglia giudicare - difficilmente può essere ascritto alla categoria dei ‘geni del male’, o dei ‘supermostri’”. Questo, piaccia o non piaccia, è il senso del messaggio.Se, infine, la sortita è stata infelice, infelicissimo il luogo in cui è stata pronunciata, Gerusalemme, dove la conoscenza di Hitler non passa attraverso i libri di storia, ma è scolpita nella viva carne di tutti i cittadini. Non se ne poteva scegliere uno peggiore. Così come abbiamo severamente criticato (nel Pilpul del 6 ottobre scorso) la volgare battuta di Berlusconi sulla Shoah, stigmatizziamo quindi le parole di Eco. Dovremmo dire, forse, che la delusione, in questo caso, è stato maggiore, provenendo tali parole da un grande intellettuale, di levatura mondiale. Ma sappiamo bene che la superficialità e la grossolanità nei confronti degli ebrei e della loro storia non albergano solo nell’ignoranza e nella stupidità, ma fanno facilmente breccia anche nella cultura e nell’intelligenza. Ce l’ha insegnato, fra gli altri, proprio Umberto Eco, che all’antisemitismo colto ha voluto dedicare il suo ultimo, fortunato romanzo. Francesco Lucrezi, storico http://www.moked.it/

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