martedì 22 marzo 2011


Gli animali e la sofferenza

Sono un vegetariano convinto quasi sempre praticante. Anche per questo seguo la discussione che si apre oggi in seno al Parlamento olandese sull’opportunità di rendere obbligatoria la sedazione dell’animale prima della macellazione. Questa pratica contravviene alla norma religiosa ebraica e musulmana, e ogni volta che se ne è parlato in passato le istituzioni ebraiche hanno reagito con veemenza ed estrema preoccupazione. Secondo molti, addirittura, un paese che legifera in tal senso sta già mostrando segni inquietanti di antisemitismo. Per questioni di spazio provo a sintetizzare gli argomenti sul tappeto, a mio giudizio di straordinario interesse:
1) Sul piano politico il discorso è scottante per la similitudine tra schechità (macellazione ebraica) e macellazione islamica: molti in Europa hanno interesse a bloccare la carne halal nel quadro di un restringimento delle politiche sull’immigrazione.
2) La questione pone un quesito complicato sul piano giuridico-culturale. Dove è il confine tra l’esercizio di un diritto, quello alla libertà religiosa, e l’attuazione di un altro diritto, quello dell’animale a non essere maltrattato? E inoltre, può la libertà religiosa essere brandita per giustificare comportamenti che la legge, o il senso comune, condannano?
3) Non esiste un’uniformità di vedute sul piano veterinario. La comunità scientifica discute se la macellazione ebraica sia da considerare più dolorosa per l’animale, e non esiste un parere definitivo. La sola discussione innesca però reazioni viscerali e allarmate che impediscono una riflessione serena.
4) Si tratta anche di un problema interno all’ebraismo? Se la schechità fu studiata dai Maestri per attenuare le sofferenze degli animali, perché gli sviluppi della scienza vanno ritenuti una minaccia e non uno sviluppo di quell’intuizione?
E infine, è un problema rilevante oppure possiamo disinteressarci ai diritti degli animali? Il pensiero ebraico non li ha mai trascurati. A partire dai sette precetti noahidi, attraverso le regole della macellazione e dello Shabbath, fino all’opera di un grande scrittore ebreo come Jonathan Safran Foer, gli ebrei si sono interrogati sui diritti degli animali. Personalmente ritengo che si debba continuare su questa strada, mostrandosi disponibili a una riflessione che al momento non ha risposte definitive. Forse la schechità è tuttora il metodo meno cruento per macellare l’animale, e forse non è antisemita chiunque la metta in discussione. Tobia Zevi, associazione Hans Jonas http://www.moked.it/

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