venerdì 11 marzo 2011


moschea di Roma
Qui Firenze - Un progetto per la moschea

“Il progetto di David Napolitano? Sembra la chiesa di Santa Maria Novella con due minareti. Caro Rav Levi, visto che la sinagoga di Firenze è in stile arabeggiante non è che potete scambiarla con il loro scantinato?”. Quella di Francesco Margiotta Broglio, tra i massimi esperti al mondo di diritto costituzionale ed ecclesiastico nonché membro della commissione governativa che portò alla stipulazione delle Intese tra Stato italiano e minoranza ebraica, è ovviamente una battuta ma riassume tutto il disagio per l’eterna discussione sull’opportunità o meno di costruire una moschea a Firenze. Discussione che a detta di molti sarebbe una palese offesa alla libertà di culto sancita dalla nostra Costituzione e un problema giuridicamente inesistente. Il dibattito coinvolge da tempo istituzioni politiche e comunità religiose, piani regolatori e tutele architettoniche del paesaggio urbano, magri bilanci comunali e leggi di partecipazione regionale in un continuum di proposte e controproposte da cui non sarà facile uscire in tempi rapidi. Si è discusso di questo e delle nuove sfide del dialogo interreligioso alla luce della crescente presenza islamica in un incontro organizzato dall’associazione Dialoghi nella sede della Fondazione Stensen. Tra i vari relatori chiamati a portare un contributo, oltre al professor Margiotta Broglio, c’erano anche l’imam di Firenze e presidente Ucoi Izzedin Elzir, il rabbino capo Joseph Levi e l’ex sindaco Mario Primicerio, presidente della fondazione che porta il nome di Giorgio La Pira. Fuori dall’istituto si respirava aria di grande tensione. Era infatti previsto un presidio di Forza Nuova contro la costruzione del luogo di culto anche se di militanti di quel gruppo non vi sarà traccia per tutta la serata, probabilmente spaventati dall'ingente spiegamento di forze di polizia in servizio sul viale Don Minzoni. “L’identità fiorentina è da sempre fondata sull’accoglienza. Da parte nostra chiediamo semplicemente di uscire dagli scantinati per pregare in un luogo degno della nostra città”. È questa la richiesta dell’imam Elzir, responsabile di una comunità che conta ormai 30mila fedeli e che combatte quotidianamente per ottenere maggiori diritti e il riconoscimento giuridico delle sue istanze. Un progetto di moschea c’è già. Affidato all’architetto David Napolitano, è stato presentato a inizio settembre. Vasto loggiato di ingresso, sei archi, un grande rosone, sala di preghiera e due minareti: il complesso rinvia a Leon Battista Alberti per la facciata e al Campanile di Giotto per i minareti ed ha fatto molto discutere per le sue caratteristiche estetiche. In linea teorica va detto che tre moschee sorgono già sul territorio fiorentino anche se è davvero difficile definirle tali nella loro veste di garage riadattati per essere adibiti a luogo di preghiera. “Non è una situazione sostenibile ancora a lungo” chiosa Elzir. Nel corso della serata i relatori si soffermano ripetutamente sull’importanza del dialogo interreligioso invitando a combattere la cultura della paura e a guardare al domani con fiducia. Il discorso cade inevitabilmente sui rapporti tra comunità ebraica e islamica, legate a Firenze da strettissimi rapporti di vicinato. La moschea-garage di Piazza dei Ciompi si trova infatti a poche centinaia di metri dalla sinagoga e le occasioni di confronto tra le due comunità sono spesso incoraggiate dalle parti in causa oltre che dalle istituzioni. La vicinanza empatica dell’ebraismo fiorentino alla comunità islamica nel merito della "questione moschea" è stata più volta ribadita in questi mesi e il fatto che ieri sera in sala fossero presenti vari suoi rappresentanti, tra cui il presidente Guidobaldo Passigli e la vicepresidente Daniela Misul, è immagine palese di questo coinvolgimento. La proposta scherzosa di Margiotta Broglia difficilmente verrà accolta, scherza Rav Levi, ma se non altro la disponibilità a dare una mano c’è ed è concreta. Erano stati proprio due ebrei fiorentini, entrambi presenti all’incontro dello Stensen, a lanciare alcuni anni fa sulla stampa locale una campagna di sensibilizzazione per la costruzione della moschea sostenendo il suo facile inserimento nel contesto urbano: l’architetto e presidente dell’Opera del Tempio Ebraico Renzo Funaro e l’antropologo Ugo Caffaz. Tra gli altri anche Alberto Boralevi, architetto e presidente della Fondazione Ambron Castiglioni, si è detto favorevole al progetto. “Non vedo – spiega Boralevi – perché non si possa costruire una moschea a Firenze. Il discorso architettonico-paesaggistico è un falso problema che si può risolvere affidando il progetto a un architetto competente e di buon senso. Quanto poi al discorso politico non mi ci voglio addentrare. Credo comunque che da parte ebraica ci debba sempre essere particolare attenzione alla libertà di espressione del proprio credo religioso qualunque esso sia”. Sul finire di incontro Funaro racconta un aneddoto in qualche modo legato al dibattito in corso sulla moschea. Riferendosi alla costruzione della grande sinagoga ottocentesca di via Farini, simbolo evidente dell’emancipazione ebraica, l’architetto ricorda le grandi polemiche scatenatesi al tempo con il progetto iniziale che venne letteralmente massacrato dall’opinione pubblica fiorentina tanto da essere rivisto e modificato più volte e tanto da imporre all'architetto Marco Treves il supporto di due colleghi che lo “aiutassero” a rispettare le direttive dell’Accademia delle Belle Arti dove era diffusa la preoccupazione che il nuovo edificio potesse avere scarsa aderenza con la skyline cittadina. “Firenze è una città meravigliosa ma spesso restia al cambiamento. Vi auguro quindi buon lavoro perché ho il timore che ne servirà davvero molto” conclude Funaro tra gli applausi. Adam Smulevich, http://www.moked.it/

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