sabato 2 aprile 2011


Egitto: polizia militare, aprite!

Il Cairo, martedì 30 marzo - Mentre continuano ad accumularsi le prove e i documenti d’accusa a carico dell’esercito egiziano, ecco che due giorni fa il ventiseienne Maikel Nabil – un blogger noto per la sua laicità e per la dichiarata amicizia con il popolo di Israele – viene prelevato dalla sua casa e rischia, ora, la corte marziale.Sul suo blog, Maikel Nabil si definisce liberale, laico, capitalista, femminista, a favore dell’Occidente e d’Israele, ateo, materialista, realista, antimilitarista e pacifista. Il suo massimo crimine sembra essere costituito dalla pubblicazione di un post dal titolo accusatorio: L’esercito e il popolo non sono mai stati “un solo cuore”. Data per data, con foto, cifre e documenti d’appoggio, Maikel ha minuziosamente ricapitolato ciascuna delle violazioni dell’esercito, ciascuna delle sue aggressioni a danno della società civile.L’esercito accusa Maikel di aver insultato l’istituzione militare, di aver diffuso falsità su di esso e di minacciare la sicurezza pubblica. L’avvocato di Maikel spera che la sua condanna potrà limitarsi a 3 anni di reclusione, ma il fratello teme che gli sarà inflitta una pena superiore ai 18 anni.Perché Maikel e non un altro? È forse lui l’unico ad aver attaccato l’esercito e contribuito a portare la verità allo scoperto? No, tutt’altro. Decine di blogger inondano la Rete di prove e le passano a giornalisti egiziani e stranieri, che subito le divulgano. Da parte loro, i militari e i media cercano di soffocare e di vanificare questa attività d’informazione, facendo ricorso ai metodi più vili e più manipolativi.Tra i metodi preferiti dall’esercito di Tantawi c’è la propagazione di dicerie in Rete, nei social network; c’è, soprattutto, la conduzione di campagne televisive di disinformazione, tutte volte, fin dal 25 gennaio, a screditare la rivoluzione egiziana. Ecco l’estratto da un programma tipo. Una giovane donna, il volto reso irriconoscibile da un effetto pixel, viene intervistata sul primo canale nazionale.La conduttrice: «Signorina, vogliamo congratularci con lei per il suo coraggio, ci racconti che cosa è successo» La ragazza: «Mi sono unita al movimento di protesta pensando, così, di essere una patriota, poi ho capito che i manifestanti di piazza Tahrir erano degli agenti. Io stessa ho ricevuto 50mila dollari per unirmi alla rivoluzione!»La conduttrice: «Noo… 50mila dollari?» e, rivolgendosi al co-conduttore: «Si rende conto, Ahmed? 50mila dollari… Continui pure a raccontare, signorina.» La ragazza: «In seguito mi è stato pagato un viaggio negli Stati Uniti, dove ho seguito un corso d’addestramento in un’istituzione per spie, chiamata Freedom House. […] Tutti quelli di piazza Tahrir sono spie addestrate dagli Americani e dal Mossad, ascoltateli, hanno strani accenti e passaporti stranieri.»Dal 25 gennaio, non è passato giorno senza che la TV di Stato trasmettesse, in ciascuno dei suoi talk show, notizie e voci di tale natura. Il ritornello preferito? Le accuse di tradimento ai dimostranti e – tanto per cadere in luoghi comuni facili ed efficaci – il suggerimento che siano manipolati da “potenze straniere”, in particolare dagli Stati Uniti, dal Mossad, dall’Iran e dal Qatar. Più le sparano grosse e meglio funziona, e gli effetti su quella parte della popolazione che vede soltanto la televisione nazionale sono, semplicemente, devastanti: xenofobia esacerbata, acceso fanatismo e sentimenti anti-israeliani spinti all’estremo.Ed ecco perché hanno scelto di arrestare Maikel, la vittima perfetta: porta un nome cristiano e si definisce laico, ateo e – troppo bello per essere vero – filoisraeliano. L’esercito già si affretta a inondare la stampa sotto il suo controllo e le reti televisive nazionali.di Aalam Wassef Egiziano, 40 anni. Artista, editore, giornalista e blogger sotto una dozzina di pseudonimi o sotto il suo vero nome quando il contesto lo consente.
http://notizie.radicali.it/

2 commenti:

serena ha detto...

Il link esatto alla fonte:
http://notizie.radicali.it/articolo/2011-03-31/editoriale/egitto-polizia-militare-aprite

Segnalo un post precedente di Wassef - il cui blog compare tradotto in Italiano su Notizie Radicali – e che pure riguarda Israele:
http://notizie.radicali.it/articolo/2011-02-11/aalam-wassef-blog/egitto-ai-fratelli-e-alle-sorelle-d-israele

Un appello non accolto, direi, dal governo israeliano.

Chicca Scarabello ha detto...

Cara Serena, grazie mille delle tue preziose informazioni Chicca