venerdì 8 aprile 2011


Moran Atias "Haggis è un grande ma devo tutto alla Carrà"

Una vera bellezza Moran Atias, come la sua concittadina israeliana Bar Rafaeli. Dopo un po’ di gavetta, ora pare sia salita sul treno giusto. Esce domani in Italia The Next Three Days, il thriller di Paul Haggis con Russell Crowe protagonista. Una piccola parte, si affretta a specificare lei che, dello stesso regista, aveva visto crescere a dismisura l’iniziale piccolo ruolo nella serie Crash tratta dall’omonimo film. Risultati importanti per la già Miss Israele, nata a Haifa 30 anni fa, voce da cantante, la conduzione del programma dei pacchi che va forte pure lì e un inizio italiano tutto da raccontare, dove compare anche Monicelli per La rosa del deserto e Oggi sposi di Lucini con Luca Argentero. Ma già nei primi passi Moran fece subito polemica. Da indossatrice comparve nella sfilata evento della Maison Gattinoni a Roma nel 1999 in cui indossava un abito da sposa strappato come se avesse attraversato i territori occupati per correre a baciare il promesso sposo, un vero soldato palestinese. In un momento non facile di rapporti israelopalestinesi, successe il finimondo, proteste e discussioni con l’Herald Tribune che dedicò all’abbraccio in passerella una pagina intera. Moran, lei prima di trasferirsi a Los Angeles ha lavorato con Raffaella Carrà in Carramba, ex valletta con Carlo Conti ne I raccomandati e poi in Matricole e Meteore. Ora con Russell Crowe e Paul Haggis. Ma che bel salto. «Io ho lavorato con grandi professionisti tra cui ci sono Monicelli e Lucini senza dimenticare Dennis Hopper. Ma è la Carrà che mi ha insegnato la professionalità». E Crowe che le ha insegnato? «Interpreto sua cognata, compaio in poche scene, eppure ho imparato tanto guardando. Crowe pensa come il suo personaggio, guarda come il suo personaggio e il film è particolare, non il solito thriller, è una corsa interiore verso la verità. In lui, che vuole salvare la moglie da un’accusa di omicidio in cui non crede, resiste la fede assoluta». Come è stata scelta da Haggis? «Con un provino. Avevo fatto Crash serie ma non l’avevo mai incrociato. Questo provino mi ha destabilizzata, emozionata, ho perso tutte le sicurezze, un percorso creativo eccezionale. Lui è un grande regista che ti dà la carica per raggiungere l’obiettivo. E devi averne tanta in questo mondo: un film non ti garantisce il prossimo, non sei mai arrivato, ogni volta si ricomincia». E adesso? «Ho ripreso a studiare, mi sono iscritta alla Ucla, seguo un corso di sceneggiatura. Poi ho fatto Csi Miami e alcune sit com che mi divertono. Dopo tante parti toste un po’ di leggerezza fa bene». E’ anche entrata nel cast della serie White collar che ha molto successo in Usa e che qui al Miptv di Cannes è stata venduta in vari paesi. «Infatti è bellissima, parla di un’agente dell’Fbi che collabora con un ex truffatore. Per due intere stagioni si è parlato della sua fidanzata misteriosa che ora appare e sono io, una cardiologa. È il mio primo ruolo gay e mi ci sono trovata benissimo. Le donne gay hanno una sensibilità enorme, si circondano di amiche e hanno un equilibrio diverso. Io le invidio e invidio i loro rapporti profondi di coppia. Con un uomo è più complicato, devi avere a che fare con lui e con il suo ego. E di sensibilità, neanche a parlarne». Ma il suo uomo ideale non era Einstein? «Infatti lo voglio intelligente, carismatico, elegante; less is more anche nel parlare. Un uomo che riesce a dire tutto dicendo poco è un uomo sensuale». 7 aprile http://www3.lastampa.it/

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