giovedì 7 aprile 2011


Se Gheddafi avesse avuto il nucleare

Martedì 05 Aprile 2011 http://www.focusmo.it/L'America ed i suoi alleati, autorizzati dalle Nazioni Unite e dalla Lega Araba, stanno intercedendo militarmente in Libia. Ma quell'azione sarebbe stata ritardata o persino preclusa se il capo libico Moammar Gheddafi avesse avuto accesso alle armi nucleari? Nessun dubbio che Gheddafi si stia ponendo in queste ore la stessa domanda. Comunque l’esperienza della Libia evidenzia il rischio di lasciare che pericolosi regimi come quello libico si procurino le armi più potenti del mondo Il dittatore libico infatti ha rinunciato unilateralmente al suo programma per le armi nucleari nel 2004, consegnando gli impianti di centrifughe di uranio arricchito e le progettazioni della testata. Il rais, capace di ordinare attentati terroristici in giro per il mondo e compiere omicidi e ogni sorta di delitti nel proprio paese, avrebbe agito in questo modo ritenendo di essere meno al sicuro con la bomba che cedendola, temendo che gli Stati Uniti, che avevano appena invaso l'Iraq, trattassero con lui allo stesso modo di Saddam Hussein. Lo stesso timore, secondo molti esperti di intelligence negli Stati Uniti ed altrove, avrebbe spinto il regime iraniano a sospendere il proprio programma nucleare nel 2003, per poi riprenderlo soltanto quando la minaccia di intervento militare si era attenuata ed è tutt'oggi in fase di costante progresso. Il regime iraniano, considerato il principale fattore di destabilizzazione dell’intera regione mediorientale, costituisce un obiettivo pericolo per gli altri stati arabi moderati e nemico della sua stessa gente che, come si è visto negli ultimi mesi, sta tentando di ottenere la democrazia. E rappresenta tutti questi rischi senza armi nucleari. E’ lecito domandarsi quali catastrofi potrebbe provocare se le avesse. Se l'Iran infatti si dotasse della bomba, altri stati del Medio-Oriente con ogni probabilità vorrebbero perseguire le stesse potenzialità nucleari, trasformando l'intera regione in una polveriera. L'entusiasmo globale recentemente fatto emergere dai dimostranti arabi che richiedono la libertà probabilmente sarebbe stato limitato se gli autocrati del Medio-Oriente avessero avuto arsenali nucleari. In tali circostanze, la domanda sarebbe non solo che governo o che regime si sarebbe imposto in Medio Oriente, ma anche chi avrebbe avuto le chiavi e controllato i codici di accesso a quegli arsenali. Gli sforzi per impedire all'Iran di ottenere armi nucleari sono stati oscurati dalle immagini drammatiche che arrivavano dalla regione, ma le insurrezioni rendevano quella campagna ancor più critica in quanto, mentre il regime degli ayatollah metteva in atto la più spietata repressione, premeva per il rovesciamento di altri governi del Medio-Oriente e sfruttava il disordine per estendere la propria influenza. Come in Libano dove l'Iran ha installato un governo "del burattino "ed ha guadagnato un appiglio strategico sul versante orientale del Mediterraneo di una gravità storica. Le navi da guerra iraniane infatti per la prima volta hanno attraversato il canale di Suez ed hanno manovrato fuori dalla costa siriana. L'Iran inoltre ha aumentato gli approvvigionamenti di armi a Hezbollah ed ad Hamas, come è recentemente emerso dall'intercettazione di un cargo da parte di Israele, sul quale erano stati caricati missili iraniani. E la settimana scorsa l'Iran ha appoggiato l'invio di 100 razzi in Israele da Gaza. Nel frattempo, l'Iran resta oggetto delle sanzioni internazionali che hanno colpito la sua economia, ma devono ancora rallentare notevolmente il programma nucleare o smorzare le mire atomiche dei suoi leaders. Nonostante alcune difficoltà tecniche, secondo il direttore generale della International Atomic Energy Agency, Yukiya Amano, l'Iran sta costantemente arricchendo l'uranio. La politica americana, come quella di Israele, sostiene che "tutte le opzioni sono sul tavolo". Si sa che solo una credibile minaccia di intervento militare può convincere i regimi non democratici ad abbandonare la ricerca di armi nucleari. Le sole sanzioni economiche difficilmente si dimostrano efficaci se non supportate da misure in grado di convincere regimi come quello iraniano che l'opzione militare è reale. La questione cruciale diventa allora: “Qualcuno a Teheran crede davvero che oggi tutte le opzioni siano sul tavolo? Sulla base delle dichiarazioni dell'Iran, la risposta sembra essere negativa. Ma l'intervento degli alleati in Libia potrebbe inviare un messaggio ben determinato all'Iran o, al contrario, potrebbe anche alimentare il desiderio del regime iraniano di diventare una potenza nucleare ed evitare così lo stesso destino di Gheddafi. Questo è il motivo, oggi particolarmente importante, per sostenere "la politica di tutte le opzioni" volta a dissuadere il regime iraniano dall'ottenere un'arma nucleare che potrebbe scoraggiare qualsiasi intervento come quello in Libia o fornire agli ayatollah l'opzione del "giorno del giudizio universale". Ritorna allora la domanda più angosciante (ancorchè fortunatamente teorica): “Se Gheddafi non avesse ceduto i suoi impianti di centrifughe nel 2004 e oggi si trovasse assediato nel suo bunker senza nulla se non un bottone, lo premerebbe?”

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