domenica 22 maggio 2011



" Gitai: a Cannes troppi silenzi. Ora si ribellino tutti i registi "
GERUSALEMME — Hanno fatto bene a cacciarlo? «Non sono il direttore di Cannes. E non m’importa che lo caccino. Il punto è un altro: è quel che ha detto. Da regista a regista: non mi piace quel che ha detto. Un tipo di revisionismo pericolosissimo, perché viene da menti raffinate. Mi sono un po’ occupato di Mussolini, anni fa: anche lui parlava bene di Hitler, anche lui era un tipo bello e con la testa rasata che faceva delle gran belle battute... Gli artisti devono essere più sensibili della media, rendersi conto del loro potere mediatico. Non possono divertirsi dicendo cose del genere, specie se parlano in Europa, dove l’estrema destra è forte. In Italia ci sono veri neofascisti che governano. Lo stesso in Ungheria. L’antisemitismo è brace sotto la cenere: non lo vedi ma, appena soffi, diventa una fiammata» . Amos Gitai, 60 anni, regista diviso tra il lavoro in Israele e i figli in Francia, è figlio d’un architetto tedesco del Bauhaus che sfuggì ai nazisti. A Cannes è stato premiato, sei anni fa, e dice che gli piacerebbe sentire anche la voce dei suoi colleghi: «Che il Festival cacci Lars von Trier, è una cosa che riguarda il prestigio della «Croisette» . Quel che conta è la posizione di tutti gli altri. È importante che i registi presenti a Cannes si pronuncino chiaramente: quelle cose non si possono dire. Serve un dibattito. Subito. Con una netta presa di posizione. Altrimenti, Von Trier passerà per un perseguitato, uno che paga per le sue idee. E questa cosa verrà letta nel modo sbagliato» . Il caso ricorda molto quello dello stilista Galliano. Ma l’artista non gode d’una certa zona franca in cui poter dire cose indicibili? «Io sono per la libertà di pensiero e contro l’isteria su questi temi. Criticare Israele — io lo faccio spesso — non significa essere antisemiti. Però la libertà di pensiero vale per tutti. E significa anche allarmarsi se uno parla come von Trier. C’è una frangia d’europei razzisti e xenofobi che, sotto sotto, non ha mai chiuso i conti con gli ebrei. Ipocriti spaventosi che non tollerano il diverso. Sono gli stessi che bombardano Gheddafi "per dare libertà al suo popolo", ma appena la conseguenza di quei bombardamenti arriva qui, allora vogliono cancellare Schengen» . Von Trier se ne va, il suo film resta in concorso. E se vince? Si può premiare un’opera, ma non il suo artista? «Si può scrivere un libro, su questa domanda. Ho visto ottime opere di artisti dei quali non condivido un pensiero. E viceversa. Il punto non sono loro che parlano: siamo noi se tacciamo. Abbiamo sempre l’obbligo morale d’alzarci per dire che non siamo d’accordo» . Propone un boicottaggio? «Di boicottaggi, ce ne sono già troppi. Pro Israele, contro Israele... Non se ne sente il bisogno. L’importante è combattere le idee sbagliate, non le persone» . C’è molto antisemitismo nel mondo del cinema? «Ce n’è. Non posso generalizzare, però io l’ho toccato con mano. Più volte» . Von Trier sarà tenuto alla larga da Hollywood? «Non lo so. E non m’interessa» . Francesco Battistini, Il Corriere della Sera, 20 maggio 2011

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