venerdì 13 maggio 2011



Voci a confronto
In una giornata nella quale i quotidiani non hanno molte notizie di cronaca da riportarci, credo che una particolare attenzione vada dedicata alle parole di Fiamma Nirenstein che sul Giornale prende lo spunto da 170 pagine di regole dettate dall’Europa; bisogna vedere quello che sta dietro questo documento. Non basta certo scrivere tutte quelle regole di “non discriminazione” se poi si permettono le politiche peggiori quali, ad esempio, la costruzione della atomica iraniana. Se poi si guarda con attenzione alle cronache dei giorni scorsi, Fiamma osserva giustamente come è stato spesso tratteggiato Bin Laden: sembrava fosse un povero vecchio, con la barba bianca, solo, stanco ed annoiato, pieno di rughe. Anche queste parole usate dai media sono importanti per le conseguenze che comportano. E, nello stesso modo, oggi l’Occidente si muove un pochino contro i collaboratori di Assad, mentre il rais, a differenza del suo compare Gheddafi (visto oggi come un mostro) viene tuttora descritto come un leader col quale si può trattare nonostante i crimini che commette giorno dopo giorno. Anche coi palestinesi, ora riunificati dalla pace firmata al Cairo, si gioca con le parole: Hamas sembra (ma è sola apparenza) tenuta fuori da certi giochi, e così, mentre il gruppo terrorista dispone di un tesoro di 540 milioni di dollari da amministrare che gli permette di gestire un gran numero di dipendenti, Fatah riceve un dono di 85 milioni di euro per compensare il blocco delle rimesse IVA imposto dal governo Netanyahu. Su questo tema si esprime anche Marc Henry sul Figaro, riportando la contrarietà del ministro della difesa Barak a fronte di questa decisione governativa. Netanyahu ritiene che sia un metodo di pressione efficace, mentre il suo alleato laburista sostiene che non sarebbe necessario, pensando che sia possibile monitorare attentamente l’uso che i palestinesi ne farebbero. Su quanto avviene nelle terre di Israele Roberto Silvestri scrive un articolo per il Manifesto in vista di una trasmissione di questa sera su RAI 3 alle 24,40: Estremi urbani. Il giornalista incita all’odio contro gli israeliani con affermazioni secondo le quali i sionisti vorrebbero radere al suolo la moschea di Al Aqsa per costruire il 3° Tempio. Nell’articolo di Silvestri non mancano poi attacchi contro i traffici immobiliari di Sharon ed i traffici nel sottosuolo permessi dalla politica archeologica di Barak. Ancora attenzione alle terre di Israele è dedicata da Dimitri Buffa che su L’Opinione riprende le odierne accuse mosse al governatore Vendola reo di essersi incontrato con l’ambasciatore Gideon Meir; se perfino la Bibbia scrive che in quelle terre scorre latte e miele, non è certo stato Israele a renderle fertili, come afferma l’ex parlamentare europea Morgantini in questo articolo pieno di veleno. Insomma, Israele non deve essere additato come un esempio di sviluppo, come hanno fatto Vendola e Berlusconi (strano connubio, questo, ndr). Allargando l’orizzonte alle terre vicine, Peppino Caldarola sul Riformista crede di poter vedere un islam ben diverso da quello descritto da Oriana Fallaci; dovremmo cambiare la nostra percezione e comprendere l’occasione che quelle rivoluzioni ci offrono. Viene tuttavia da chiedere a Caldarola se segue attentamente anche quel che succede il giorno dopo le rivolte dei giovani. Scrivendo degli ultimi avvenimenti registrati in Libia, Carlo Panella, dopo aver osservato che da molti giorni non si sa nulla di Gheddafi, afferma che, se Bush aveva una strategia ben precisa in Iraq, così non si può dire della NATO, le cui strategie restano molto vaghe. Un editoriale del Foglio riprende un articolo pubblicato sul Washington Post di J. Diehl: perché facciamo una simile distinzione tra gli avvenimenti siriani e quelli libici? Per Hillary Clinton Assad è un riformista! Per Obama non bisogna dire che Assad se ne deve andare! Eppure il rais siriano caccia tutti i giornalisti (tranne uno) per fare tranquillamente la sua pulizia, e sembra che, alla fine, nessuno voglia imporre davvero dei cambiamenti in Siria, a differenza di quanto si cerca di fare in Libia. Giuseppe De Rita scrive sul Corriere che tecnologia, armi e soldi non bastano per fare la storia, e che, mentre poche centinaia di fortunati pensano di poter cambiare la realtà del mondo, miliardi di persone sono destinate a limitarsi ad osservare. Solo chi è un vero leader, come lo fu Abramo, deve uscire dalla sua terra per costruire il mondo. Francesco Battistini dedica il suo odierno articolo sul Corriere alla linea ferroviaria in costruzione tra Gerusalemme e Tel Aviv: i tedeschi hanno deciso di ritirarsi da ogni collaborazione perché il percorso, per 6 chilometri, passerà sul terreno oltre la linea verde. L’ex eurodeputata Morgantini fa sentire la sua voce predicando il boicottaggio di tutte le aziende che lavorano in questo progetto, anche se gli stessi palestinesi ne traggono vantaggi: oggi grazie ai tecnici e agli operai che lavorano, domani grazie al fatto che il percorso toccherà Ramallah. Altra polemica troviamo in un editoriale del Foglio: dopo molte esitazioni il drammaturgo Kushner riceverà la laurea ad honorem della City University di New York; Kushner è severissimo contro le politiche israeliane, ma alla fine riceverà la sua onorificenza, mentre il suo accusatore Wiesenfield verrà cacciato. Sono personalmente d’accordo che Kushner può dire quello che ritiene, ma è doveroso chiedersi almeno perché certi premi non vengano mai assegnati ai valorosi dissidenti anti islamisti, sostiene, con ragione, Wiesenfield. Grave il problema dell’acqua, come sollevato da Brown Lester sul Manifesto; l’Arabia Saudita perde la sua autosufficienza nella produzione dei cereali, ancor più grave la situazione in Siria, Iraq, Yemen, Giordania, mentre la Turchia costruisce bacini che aggravano la situazione per i paesi vicini. Ogni giorno nascono 10.000 persone, mentre l’acqua si riduce giorno dopo giorno. Da seguire, infine, quanto pubblicato dall’Osservatore Romano (e non solo) nello sforzo per riabilitare la figura di Pio XII; la Superiora del Sacro Cuore avrebbe ricevuto istruzioni dal futuro papa Montini, secondo indicazioni a sua volta impartitegli da papa Pacelli, di offrire rifugio anche agli ebrei che i nazisti, nei giorni antecedenti il 16 ottobre, stavano braccando. Anche questa volta bisogna affidare le carte agli storici, altrimenti rimarrà solamente una questione interna alla Chiesa.
Emanuel Segre Amar, http://moked.it/

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