giovedì 22 settembre 2011


GiustificaNonna per una sera di Shabbat

Fausta Finzi, Sullam n78
Amo le vacanze brevi e perciò avevo optato per una crociera nel Mediterraneo orientale. Intendevo imbarcarmi a Bari di domenica e sbarcare a Dubrovnik il venerdì, per andare a trovare gli ebrei locali ed occupare l’ozio sabbatico visitando la città. Il divieto doganale di sbarco in porti esteri mi ha costretto a ripiegare di nuovo su Bari, escludendo Venezia in cui la sosta era prevista di sabato. Avrei rinunciato alla discesa a terra, paga della meravigliosa vista che si gode all’entrata ed all’uscita dal porto. Che ricordavo bene dai miei viaggi giovanili per mare verso Israele.Si trattava dunque di passare shabbat a bordo. Il mio maestro rav Emanuele M. Artom, di benedetta memoria, mi ha insegnato che anche nei luoghi di villeggiatura privi di strutture ebraiche è bene cercare altri ebrei con i quali condividere la letizia dello shabbat ed io ho una grande esperienza di ricerche del genere.Negli anni di residenza a Palermo gli amici del nord mi chiedevano ridendo se andassi in giro con il lanternino…Ma ne trovavo parecchi di ebrei.Salita a bordo, ho iniziato per tempo a guardarmi intorno. Tra gli italiani, essendo la compagnia di navigazione napoletana, prevaleva l’accento campano,ma di ebrei neanche l’ombra: li conosco quasi tutti i partenopei. Inglesi ed americani non avevano facce indicative, ero quindi rassegnata ad uno squallido kiddush in cabina con due panini e qualche cibaria trafugati dal ristorante.Ma, ecco che al rientro dalla prima escursione mi accorgo che il tizio che controlla le carte d’imbarco parla ebraico al microfonino. Lo interpello immediatamente ed il giovane in poche parole, dato che è occupato, mi dice che la sicurezza è affidata ad un gruppo di israeliani. Non mollo la presa e propongo subito di far kiddush insieme venerdì sera. E’ loro vietato fraternizzare con i passeggeri e tanto più mangiare nel ristorante, tuttavia si vedrà…Quanta gioia mi abbia dato il giorno successivo la telefonata di invito alla cena di shabbat in saletta ufficiali, non so dire. Canti tradizionali. Immaginate dei ragazzi che hanno prestato servizio nella brigata Golani, l’equivalente, per intenderci, del battaglione San Marco e che hanno deciso, dopo un corso di formazione, di fare un’esperienza diversa per vedere un po’ di mondo prima dell’università o del lavoro definitivo. A Sgi, Nadav, David, Itzig ed altri, comprese Hadar e Jael che peraltro non sono mai in turno da sole, tocca il compito di sedare risse, indurre qualche ubriaco a non molestare le signore, o i genitori di bambini pestiferi ad evitare che questi disturbino i vicini. Oltre a controllare ingressi ed uscite dei passeggeri.E’ sbagliato ritenere che quasi tutti gli israeliani siano anti religiosi. Il gruppo che ho incontrato, nei limiti imposti dalle mansioni, osserva le mitzvot. Si sarebbero anche procurati un Sefer Torà se avessero avuto la certezza della presenza di tutti i dieci componenti maschi il sabato mattina: ciò significa che alcuni di loro sono in grado di leggere il Sefer. Trovare un armadietto da adibire ad Aron Hakodesh sarebbe stato facile, l’ostacolo, i turni di guardia.La nostalgia di casa di quei ragazzi li ha portati a confidarmi l’impressione di trovarsi per una sera a casa con la mamma. “Con la nonna” rettifico, trattandosi di ventenni o poco più. Ci siamo lasciati con un bacio ed un affettuoso shabbat shalom.
La mattina dopo, incontrandomi sul ponte, uno di loro mi chiede: “Come hai dormito, nonna?”Che Nogah, Joshua, Jona e Joel che pure mi chiamano “savta” non siano gelosi: mi sono commossa.
Amici ebrei napoletani e non, studiate l’ebraico. Avrete un biglietto da visita che nel nostro ambiente vale più di un passaporto diplomatico. E il nostro ambiente è il mondo.

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