venerdì 30 settembre 2011




Rimango molto perplesso quando si parla di democrazia nel mondo arabo come naturale sbocco delle rivolte di questi mesi. Mi viene in mente Gorge W. Bush, che si diceva avesse sul comodino un libro di un noto analista russo che descriveva l’effetto domino che ha portato alla caduta dei regimi comunisti, con l’idea di applicare la stessa logica al mondo islamico. Gli eventi di questi mesi ci hanno mostrato come le cose siano assai più complicate, fino a rivedere la convinzione tutta occidentale, per cui, se non ostacolato da fattori esterni quali le dittature, l’uomo tende naturalmente verso la libertà. E, se non bastasse, l’attuale crisi economica ci ha spinto a ripensare i fondamenti del nostro modello politico e sociale: quale democrazia immaginiamo per il mondo arabo? Quella strutturata sul debito con conseguenti bolle speculative cicliche? Oppure una di tipo egualitario in salsa socialista di cui è già stato decretato il fallimento? Penso che la storia davanti a noi sia molto più impervia di schemini dal vago sapore hegeliano (oppure cristiano) che individuano un punto finale a cui tutti dovrebbero adeguarsi. http://www.moked.it/
,Davide Assael ricercatore


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