giovedì 6 ottobre 2011

Ankara

GLI USA CHIEDONO A ANKARA PIU' IMPEGNO CONTRO ASSAD

WASHINGTON CONSIDERA UN`ASSISTENZA MILITARE TURCAAI RIBELLI SIRIANI Usa chiedono a Ankara Gli più impegno contro Assad Irritazione per il veto russo-cinese sulle sanzioni al Consiglio Onu. Russia e Cina bloccano all`Onu la condanna di Damascoper la repressione delle proteste e poche ore dopo la Turchia alza il profilo nella crisi compiendo tre mosse:promette sanzioni unilaterali, dà inizio a manovre militari lungo i confini siriani e accoglie il generale che guida l`opposizione militare ad Assad.Al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite i rappresentanti di Mosca e Pechino hanno posto il veto contro il testo di una risoluzione che si limitava a chiedere di «considerare» imprecisate «misure» contro il regime di Bashar Assad se entro 30 giorni non terminerà la repressione che, secondo stime del Palazzo di Vetro, ha già causato oltre 2600 vittime civili.Usa ed europei avevano tolto dal testo ogni riferimento a sanzioni nel tentativo di evitare proprio tale scenario ma la mediazione è fallita quando il rappresentante russo Vitaly Churkin e quello cinese Li Baodong si sono opposti a «ogni interferenza negli affari interni siriani».L`ambasciatrice americana, Susan Rice, ha lasciato per protesta la seduta in corso definendo «una vergogna» quanto avvenuto. Il ministro degli Esteri francese Alain Juppé ha parlato da Parigi all`unisono:«Questo è un giorno triste per il popolo siriano e per il Consiglio di Sicurezza».Ad accrescere lo smacco diplomatico degli occidentali c`è iliatto che, pur avendo ottenuto 9 voti favorevoli, non sono riusciti a evitare le astensioni di Sud Africa, india, Brasile che confermano il dissenso strategico delle economie emergenti nell`approccio alla Primavera araba. Si è astenuto anche il Libano, tradizionale alleato della Siria. Il voto all`Onu è avvenuto nella notte di marte- dì e ieri mattina la prima reazione è arrivata da Ankara, dove il primo ministro Recep Tayyip Erdogan ha fatto sapere che «il veto non ci impedisce di varare un nostro pacchetto di sanzioni». L`impegno di Ankara conta molto per l`amministrazione Obama in quanto la Turchia è il maggior partner commerciale della Siria nella regione. A conferma della volontà turca di alzare il profilo nella crisi in atto, sempre ieri le forze armate hanno cominciato una massiccia esercitazione lungo i confini siriani, nella provincia di Hatay. Le operazioni dureranno otto giorni, includono l`impiego di reparti corazzati e seguono il monito di Erdogan ad Assad sul «deterioramento delle relazioni bilaterali».La scelta di Hatay per il dispiegamento della 399 divisione di fanteria meccanizzata è significativo perché si tratta di una provincia turca che Assad ha sempre rivendicato alla Siria. Un altro messaggio aspro nei confronti di Dama- sco arriva dalla scelta di Erdogan di accogliere il generale siriano Riad Assad, che ha disertato unendosi alla rivolta e afferma di essere alla guida di un Esercito di liberazione che conterebbe già 10 mila uomini, in gran parte soldati fuggiti dalle caserme. Assad, che non è parente del presidente siriano, è arrivato in Turchia martedì ma l`annuncio è stato dato ieri, in coincidenza con il moltiplicarsi di indiscrezioni a Washington sul rafforzamento dell`opzione militare contro il regime del Baath. Il portavoce del Dipartimento di Stato Mike Hammer ha spiegato che «finora abbiamo sostenuto le proteste non violente ma poiché il regime di Assad continua a non ascoltare la voce del suo popolo non c`è da sorprendersi se qualcuno sceglie il ricorso ad altri mezzi». Una delle ipotesi di cui si discute a Washington è che la Turchia consenta all`opposizione militare siriana di organizzarsi in maniera tale da poter tentare di marciare su Damasco.Manovre militari al confine e ospitalità a un generale disertore «con diecimila uomini» Soldati siriani osservano una postazione militare turca al di là dei confine, nel Nord dei Paese [.]Maurizio Molinari, "LA STAMPA" di giovedì 6 ottobre 2011

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