giovedì 6 ottobre 2011


L’Israele di Kenaz

Non è uno scrittore molto noto in Italia, il settantaquattrenne israeliano Yehoshua Kenaz, autore dei racconti contenuti in Appartamento con ingresso nel cortile”, tradotto come altri suoi libri da Giuntina. Certo molto meno noto della classica triade Oz, Grossmann, Yehoshua. Non lo traduce del resto un colosso editoriale, ed è legato a una percezione sbilanciata di scrittore non modernissimo perché narratore più di caratteri che di storie, più di riflessioni interiori che di azione.Kenaz stesso (traduttore dal francese in ebraico di classici, ispiratore di più di un film dei quali si è sempre detto insoddisfatto) confessa che pur avendo idee politiche chiarissime, orientate a sinistra, difficilmente nella sua narrativa affronta temi tout court politici - il che non vuol dire peraltro che la politica non faccia capolino qua e là, per esempio in alcuni dialoghi di questi racconti. Non foss’altro per via della peculiarità della storia israeliana, nella quale il principio che se puoi illuderti di fare a meno della politica, è certo che la politica pensa a te, ecco, questo elementare assioma, per Israele è indiscutibile.L’asserragliamento obbligato e insieme auto-indotto dalla comunità israeliana, la tensione prodotta da una storia particolare (e da un presente tutt’altro che semplice) è certo che se rafforza l’identità politica pena la messa in causa della stessa sopravvivenza dello stato ebraico, non sembra favorire le relazioni distese fra le persone, in particolare fuori dal contesto urbano, com’è evidente nel primo racconto della raccolta (una donna sopravvissuta a un campo di concentramento, cui non mancherebbe nulla per essere considerata fra l’altro bella e attraente, sembra afflitta da escrescenze rossastre intorno alle mani; il che la induce a pensare, a dire, che si tratta di carne tedesca).L’equilibrio psichico in queste storie sembra non di rado a rischio, non stupisce che un senso di solitudine pervada la vita di molti dei personaggi presenti, atomizzati nelle loro inquietudini più o meno razionali, più o meno sensate, anche se e quando vivono con tanto di coniugi, figli e parenti. Le storie si risolvono in ambiti più ristretti di quelli giocati nei romanzi di Oz o di Yehoshua, e tuttavia nei vicoli, negli appartamenti, negli incontri-scontri di piccole famiglie di Kenaz vivono mondi che non sono niente di meno che le cellule originarie della società israeliana degli ultimi decenni. La tensione dei personaggi che li abitano è sentimentale, si tratta di figure alquanto strambe, inquieti o inquietanti, elusive o terribilmente emotive, impressionabili. Nemmeno fortunate a giudicare dall’appartamento in cui alcuni giovani dovrebbe passare buon tempo (“La festa”) e invece succede di tutto, compresa la scoperta di un cadavere nel bagno. Altrettanto esemplare quanto a cifra microcosmica un altro appartamento, abbandonato misteriosamente da un giovane e lasciato tutto alle supposizioni degli altri che cercano di capirci qualcosa. Ancora un’emotività fragile, incapace di sostenere la freddezza di un padre distratto quella di un figlio condotto al ristorante e lasciato lì senza alcuna voglia di mangiare (“La borsa nera”). Storie strane, in fondo, che sembrano uscite da un quadro di Chagall.Yehoshua Kenaz è considerato uno dei più grandi scrittori israeliani. Nato a Petach Tikva nel 1937, ha studiato filosofia all’Università Ebraica di Gerusalemme e letteratura francese alla Sorbona. Già traduttore di classici francesi e redattore dell’autorevole Ha’aretz, è autore di romanzi e racconti tradotti in tutto il mondo. Per la Giuntina ha pubblicato La grande donna dei sogni, Voci di muto amore, Ripristinando antichi amori, Momento musicale, Appartamento con ingresso nel cortile. E’ in traduzione il suo romanzo capolavoro Infiltration.Titolo: Appartamento con ingresso nel cortile.
di Michele Lupo il 6 ottobre 2011 http://www.ilrecensore.com/

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