venerdì 11 novembre 2011


Nomi bisillabi

Durante la cerimonia in comunità in ricordo di Yitzhak Rabin mi accorgo che stento a ricordare il nome del suo assassino: a furia di non menzionarlo (giustamente, perché non lo merita, e infatti non intendo farlo neanche qui) quel nome, che per anni ha dominato i discorsi di tutti gli ebrei come una macchia indelebile, lentamente è scivolato in qualche angolo della memoria da cui fatico a tirarlo fuori. Mentre mi sforzo di ricordarlo, sento come se ci fosse un altro nome che lo blocca; di fronte a me, sulla parete di fondo del centro sociale, è appeso un cartello “Gilad Shalit è libero!”, con la foto del soldato israeliano che ha dominato i nostri pensieri negli ultimi tempi. Un nome e un cognome ebraici continuamente ripetuti, entrambi bisillabi, i-a, a-i. Finalmente mi viene in mente il nome dell’assassino: anche lui due bisillabi, i-a, a-i, stesse vocali, stessa cadenza: ecco perché un nome si era sovrapposto all’altro e lo aveva esiliato.Il nome di un ragazzo ebreo per la cui vita tutti gli ebrei hanno trepidato si è sovrapposto al nome di un ragazzo ebreo che ha ucciso un altro ebreo; il nome che ha unito tutte le nostre comunità si è imposto sul nome che evoca le nostre più dolorose lacerazioni; Il nome che dimostra il valore della vita umana ha cancellato il nome di chi l’ha disprezzata; il nome che ha portato speranza ha prevalso sul nome che l’ha distrutta. Auguriamoci che all’interno del popolo ebraico, come nella mia memoria, prevalgano sempre la solidarietà, il rispetto per la vita, la speranza.A pensarci bene c’è un altro i-a, a-i che non può e non deve essere dimenticato: Yitzhak Rabin. Anna Segre, insegnante, http://www.moked.it/

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