domenica 22 gennaio 2012

La logica folle di chi nega la Shoah


"Ci sono state le camere a gas e i forni crematori. C’è stato lo sterminio degli ebrei in Europa. La Shoah ha avuto luogo. Questo luogo non è in questione. Piuttosto in questione deve essere il luogo di chi lo nega. Perché un mondo in cui venga negata l’esistenza delle camere a gas è un mondo che già consente la politica del crimine, la politica come crimine”. Così scrive Donatella Di Cesare (nella foto), filosofa e docente universitaria nella prefazione del suo nuovo libro Se Auschwitz è nulla. Contro il negazionismo (pp.125, il melangolo). Un’analisi delle modalità con cui operano e purtroppo prolificano le tesi negazioniste volte a cancellare in blocco la storia di un genocidio. Con un colpo di spugna spazzano via la Shoah, a nulla valgono le documentazioni inoppugnabili e le testimonianze dei sopravvissuti. Per i negazionisti Hitler e i nazisti con la collaborazione fascista non hanno mandato a morte milioni di persone. La soluzione finale degli ebrei è un’invenzione ebraica per costringere il mondo a permettere la creazione di Israele come affermerà il tristemente celebre Robert Faurisson (professore all’Università di Lione 2 e cui idee ebbero in modo sconcertante spazio su un giornale autorevole come Le Monde). Secondo lui, ricorda la professoressa Di Cesare, la Shoah è stata “una gigantesca truffa politica-finanziaria” di cui unico beneficiario sarebbe il “sionismo internazionale” e le vittime “i palestinesi e i tedeschi”.Più in generale, scrive la Di Cesare sui negazionisti: “quando dicono “non è”, vogliono dire “non esiste”; il non-essere nega l’essere, lo annienta e lo nullifica. Il loro negare emerge dal nulla e affonda nel nulla. Si tratta dunque di una negazione che oltrepassa l’uso legittimo del discorso e, nella sua assolutezza, si erge a sistema, a negazione sistematica e nullificante. È una negazione nichilistica in stretta continuità con l’annientamento”.Perché il negazionismo è la continuazione di fatto dello sterminio. Si cancella la memoria della Shoah così come il nazismo eliminava gli ebrei; uno dei fondamenti, come ricorda la storica Deborah Lipstadt, è l’antisemitismo, senza secoli di pregiudizio non sarebbe stato possibile mettere in moto la macchina nazista; senza secoli di pregiudizio non sarebbe ora possibile negare.Non c’è storiografia che tenga, non c’è metodologia, non servono prove perché il negazionista falsifica la realtà, ci gioca e rende di fatto tutto plausibile. Se si dichiara che uno dei genocidi più documentati della storia non esiste, allora quale può essere il punto di contatto. Quale spiegazione si può addurre per poter dimostrare a chi propugna queste tesi assurde e odiose che tutto questo è accaduto, che il Giorno della Memoria non è una montatura, che Auschwitz, Buchenwald, Bergen-Belsen, Treblinka, Dachau non sono frutto dell’immaginazione collettiva. Nel processo citato in queste pagine tra Deborah Lipstadt e il negazionista inglese David Irving, la storica americana spiega che lei e i suoi avvocati evitarono accuratamente di portare i sopravvissuti a testimoniare. “Non volevamo che il giudice dovesse entrare nel merito dei fatti – spiega Lipstadt – non volevamo che si arrivasse alla domanda Auschwitz è realmente esistito?”. Perché la verità storica della Shoah è fuori discussione. Non è questo il piano per controbattere le tesi negazioniste, come afferma Donatella Di Cesare: “È sul come della negazione che è caduto l’accento. In che modo nega, chi nega? Questa impostazione, che ha fornito contributi decisivi, rischia però di essere riduttiva e fuorviante”. In quanto alla domanda che bisogna porsi, sottolinea la filosofa, non è come ma perché, “Ci si deve dunque chiedere: perché nega, chi nega?”.Da dove nasce la necessità apologetica di difendere il nazismo, di discolpare Hitler e mistificarne le azioni? Dalla volontà di continuarne la politica. Il negazionismo è una prosecuzione dell’antisemitismo e dell’odio fomentato durante la Seconda Guerra Mondiale dai nazisti contro gli ebrei. In entrambi, come detto, è radicato il decalogo del pregiudizio antiebraico: il giudeo bugiardo, ladro, approfittatore, scaltro, che tesse le sue tele per dominare il mondo e altre scempiaggini.Un fanatismo paranoico che è ben lungi dall’essere sconfitto, la riprova le agghiaccianti affermazioni del professore torinese che propina su Facebook il complotto demo-pluto-giudaico-massonico o le liste di proscrizione pubblicate su noti siti antisemiti e negazionisti di personaggi legati al mondo ebraico, in cui peraltro compariva anche la professoressa Di Cesare.“Lo sterminio degli ebrei d’Europa – si legge in Se Auschwitz è nulla. Contro il negazionismo - è stato il risultato estremo di una politica del crimine, quella del nazismo, che non è passata e superata, ma ha al contrario un rapporto di collusione con le politiche criminali. l’hitlerismo intellettuale, in tutte le sue forme, non è stato sconfitto. È per questo che nella Shoah devono essere scrutate le possibilità occulte e inquietanti che la modernità sarebbe ancora in grado di riservare”.Una responsabilità ancora più stringente in virtù della progressiva e ineluttabile scomparsa delle voci dei testimoni. Un'attenzione e una presa di coscienza ancor più doverosa nei confronti di chi la Shoah l'ha vissuta, di chi dello sterminio e della deportazione è stato vittima.Il negazionismo vuole defraudarli della dignità della memoria; ne vuole cancellare le tracce così come fecero i nazisti con le uccisioni di massa, con la macchina concentrazionaria, con una progettualità velenosamente razionale.Queste tesi sono spazzatura ma proliferano e trovano nuovi adepti, rimanere indifferenti non può essere un’opzione.
Pagine Ebraiche febbraio 2012
"Se Auschwitz è nulla - Contro il negazionismo" (Il Melangolo edizioni, pp 125, euro 8), sarà presentato a Roma martedì 24 gennaio alle 20.15 nell'aula dei Gruppi parlamentari in via di Campo Marzio 78 in un incontro moderato da Sandro Di Castro. Dopo il saluto del presidente della Camera Gianfranco Fini, con l'autrice interverranno Andrea Riccardi, Angelino Alfano, Giovanni Maria Flick, Roberto De Vita, Paolo Mieli, Riccardo Pacifici e Piero Terracina.

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