venerdì 20 gennaio 2012


L'inciampo

La soluzione inaspettata del caso sul furto delle pietre d’inciampo mi stimola ad alcune riflessioni. Diamo per scontato che l’autore del furto/demolizione dica il vero e non abbia cercato di nascondere un atto antisemita per paura delle conseguenze. Ma riflettiamo sulle sue argomentazioni:1.Innanzitutto, le pietre d’inciampo gli sembravano, così poste davanti a casa sua, un cimitero. Insomma, ci è proprio inciampato sopra! Ha dovuto pensare che alcune persone sono state trascinate a forza da quella casa verso il campo di sterminio. L’idea gli è riuscita di disturbo, tanto da pensare, eliminando le pietre, di eliminare anche l’inciampo emotivo.2.E per farlo, ha pensato bene di compiere un atto vandalico su terreno pubblico (perché il marciapiede è terreno pubblico, non privato), in un’estensione abnorme del suo diritto di proprietà: casa mia!3. Il signore in questione non è un povero analfabeta, ma un farmacista. Se non è un commesso di farmacia, si suppone che abbia fatto la facoltà di farmacia, e prima ancora una scuola superiore. Il risultato è proprio fantastico!4. Se quanto dicono i giornali è esatto, il signore in questione ha detto che le pietre erano brutte. Ne deduco che si senta autorizzato ad andare nei musei a distruggere quanto non corrisponde al suo giudizio estetico, visto che questa parola è stata da lui scomodata per il suo atto.Anna Foa, storica, http://www.moked.it

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