sabato 25 febbraio 2012

Fare cinema a Tel Aviv, un Oscar a portata di mano

(di Virginia di Marco) (ANSAmed) - TEL AVIV, 24 FEB - Gli israeliani appassionati di cinema vivono giornate di ansia in attesa della notte degli Oscar in cui la loro pellicola 'Footnote' cerchera' di conquistare la ambita statuetta nella categoria del miglior film straniero, contendendola fra l'altro al favoritissimo 'A Separation' dell' iraniano Ashgar Farhadi. ''Se ti fai sconfiggere dall'iraniano, non tornare a casa'' hanno detto scherzosamente gli amici all' attore Shlomo Bar-Abba, protagonista del film israeliano, quando ieri era in partenza per Hollywood.Che vinca a Hollywood o meno, 'Footnote' (Nota a pie' di pagina) e' gia' stato salutato, in Israele e all'estero, come la conferma della maturazione del cinema israeliano. La storia divertente e a tratti surreale messa in scena da Joseph Cedar (gia' regista di 'Beaufort', 2007) parla del rapporto conflittuale tra padre e figlio, entrambi studiosi di testi sacri ebraici nella stessa universita'.''Non so se vincera' un Oscar, ma a me e' piaciuto molto'' dichiara ad ANSAmed Eran Kolirin, regista de 'La Banda' (2007), pluripremiato a Cannes ed inserito nel novero dei titoli fondamentali di questa recente stagione di grazia del cinema israeliano. I giornali parlano in proposito di una 'rinascita': ma per Kolirin la ragione di questa primavera e' molto semplice, quasi tecnica.''Negli anni Novanta il governo israeliano ha approvato una legge che assegna un corposo finanziamento pubblico all'industria cinematografica. Le conseguenze sono state due: e' possibile produrre piu' film e non bisogna necessariamente preoccuparsi di sbancare il botteghino. Al contrario, ci si puo' dedicare a progetti artistici piu' sofisticati, non destinati al grande pubblico. Questi due fattori - sostiene - hanno incrementato notevolmente la qualita' della nostra produzione nazionale''.Cio' nonstante, l'industria cinematografica israeliana non sembra aver ancora trovato una precisa identita', un carattere distintivo. ''Guardando i film realizzati negli ultimi anni - ammette Kolirin - non si individua un tratto comune. Ma io credo che proprio questa difformita' sia qualcosa di tipicamente israeliano. Israele e' il posto piu' caotico che ci sia sulla faccia della Terra. Lingue, religioni, culture, nazionalita': tutto si mescola, incontrandosi e scontrandosi. E il nostro cinema - conclude - ne e' appunto lo specchio''.(ANSAmed).

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