sabato 25 febbraio 2012

GIANNI RIOTTA

Un modello per l'Europa che non cresce più

E’ possibile riprodurre in Italia e in Europa il miracolo tecnologico delle start-up in Israele? Sì, a due condizioni, tenere in mente la parola «chutzpah» e il modello dell’Idf, l’esercito israeliano. «Chutzpah» è antico vocabolo yiddish di radice ebraica tradotto variamente in «faccia tosta», audacia, impertinenza: sono le doti degli imprenditori israeliani raccontati in Start-Up Nation di Dan Senor e Saul Singer - ora tradotto da Mondadori - e di certo non mancano tra i 5 milioni di imprenditori, medi e piccoli, nel nostro Paese. In Israele, la «chutzpah» porta un modello di business dal progetto al capital venture in pochi giorni. E qui è la prima differenza. Al contrario che da noi, dove tra banche, mercato dei capitali, imprenditori tradizionali prevale una visione polverosa del prodotto (quell’«abbiamo fatto sempre così» che ha condannato farmaceutica, chimica, alimentare, elettronica, media a un destino opaco) nella Nazione Start-up si innova già quel che funziona, consapevoli che domani più non funzionerà. Il mercato si anticipa, non si tallona.L’altra sponda è l’esercito, che mescola classi sociali e individui. I tre fondatori della start-up bio-tech Compugen, Eli Mintz, Simchon Faigler e Amir Natan, erano reclute insieme nell’esercito e tra i commilitoni hanno assunto 25 dei sessanta matematici che, rielaborando l’algoritmo disegnato da Mintz per catturare terroristi, hanno creato un database usato nella genetica, portando all’interesse della grande Merck. L’Idf ha una organizzazione orizzontale, tipica dei commandos, che educa bene alla start-up. Da noi la «chutzpah» non manca, ma il frullatore sociale della vecchia leva militare è venuto meno. Cosa può sostituirlo? Forse una sorta di Erasmus collettivo - come proposto da Eco nel numero «europeo» della Stampa , con i laureandi in giro per il continente e il Paese?L’altra lezione preziosa che viene da Start-up Nation al presidente Monti e al ministro Passera è che la crescita passa dalle nuove aziende creative. Dal 2002 a oggi solo le startup hanno creato saldo netto di posti di lavoro in America. E mentre si dibatte noiosamente tra Stato e Mercato come fossimo nell’altro secolo, Israele e Usa dimostrano che il pubblico crea il prato verde per le startup, il capitale dei fondi lo alimenta e la creatività degli imprenditori «colti» - e non seduti sull’aziendina sussidiata di papà - lo fa fiorire. Silicon Valley ha per un terzo aziende guidate da emigranti, ma deve il boom ai fondi investiti nel software dalla Difesa. E in Israele il Fondo Yozma www. yozma.com ha sostenuto le start-up dal 1993. Nel frattempo l’Europa ha sprecato 1,8 miliardi di euro del Fondo di investimenti, perché non ha lasciato libero il mercato, dirigendo da Bruxelles progetti presto avvizziti. E quando la Norvegia ha voluto investire i profitti del petrolio «all’italiana», aziende di Stato dirette da burocrati, parenti e amici dei politici, il tonfo è stato drammatico. Oggi Israele attrae più venture capital di Francia e Germania insieme e il paragone con l’Italia fa arrossire. Ma su 7 milioni di abitanti quasi la metà, 45%, sono andati all’università, da noi i laureati sono uno su cinque, rispetto a una media Ocse di uno su tre.

Mentre Monti apre la difficile trattativa con Confindustria e sindacato su articolo 18 e occupazione, sarebbe bello regalare una copia di Start-up Nation a tutti i partecipanti al negoziato: il lavoro, la ripresa, la crescita si creano solo con la collaborazione di Stato, mercato, università, venture capital , scuola e ricerca, progetto, start-up, creatività e tanta, tanta, faccia tosta. Gianni Riotta, http://www3.lastampa.it/

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