giovedì 9 febbraio 2012

"In Ungheria gli ebrei non sono benvenuti"

L’intervista è stata pubblicata da uno dei più illustri organi ebraici d’informazione, il settimanale inglese “The Jewish Chronicle”. Eloquente il titolo: «L’estrema destra ungherese: gli ebrei non sono i benvenuti». Il virgolettato appartiene aMarton Gyongyosi, rampante responsabile per gli affari esteri del partito magiaro Jobbik, oggi all’opposizione, 17% di voti alle elezioni del 2010.E in crescita nei sondaggi. Le teorie di Gyongyosi hanno fatto il giro del mondo, scatenando rabbia in Israele e nonsolo. Le politiche israeliane verso i palestinesi sarebbero un «sistema nazista basato sull’odio razziale», la prima entrata a gamba tesa di Gyongyosi. E per questo «gli ebrei non hanno diritto di parlare di quanto accaduto durante la Seconda guerra mondiale». I 400mila ebrei magiari deportati e uccisi nell’Ungheria di Horthy? «È diventato un business fantastico rigirare i numeri», la risposta di Gyongyosi. Se è questa la visione del passato, il presente è dominato invece dal pericolo di colonizzazione ebraica attraverso l’azione degli imprenditori israeliani di successo: «C’è una sorta di espansionismo nel loro comportamento, è naturale che la gente pensi che gli ebreinonsono i benvenuti».Meglio invece l’Iran di Ahmadinejad, «un Paese pacifico», «al centro di un’asse mediorientale che Israele e gli Usa vogliono soggiogare». «Questa persona è chiaramente un antisemita e un negazionista. Se in Ungheria ci sono leggi che proibiscono il negazionismo, il suo postodomani dovrebbe essere la galera», affermail cacciatore di nazisti Efraim Zuroff. Ondata antisemitica? «La comunicazione dell’estrema destra di Jobbik mescola messaggi anti-rom, antisemitici e anti-Ue, omofobia e demagogia sociale, ed è in linea con le proprie idee. Però secondo i sondaggi “solo” il 10-15% degli ungheresi può essere considerato antisemita, gli attacchi contro gli ebrei sono inesistenti e il 68% è pro-Ue. La potenziale crescita di Jobbik è molto contenuta, gli ungheresi medi sono ben lontani dall’essere così radicali», illustra Tamas Boros, direttore del think-tank Policy Solutions. Rimane da vedere come reagirà il partito del premier Orban alle uscite di Jobbik. Il ministero degli Esteri ungherese ha già condannato le dichiarazioni. «Jobbik non fa parte del governo – spiega Zuroff – ma riflette certi sentimenti della società. Fidesz è un partito conservatore “mainstream”, al suo interno ci sono degli elementi che mettono i crimini nazisti e quelli comunisti sullo stesso piano. Inaccettabile. È un test per Fidesz: cosa farà con questo leader di Jobbik?», che ieri sera ha definito manipolata parte dell’intervista. Nulla, temono vari analisti, che giudicano Jobbik come il movimento che fa il lavoro sporco per Fidesz. «Il 25% degli elettori di Jobbik è formato da ex sostenitori di Orban e Jobbik e rappresenta una vera minaccia per Fidesz. Orban ha cercato per anni di integrare nel suo partito gli elettori d’estrema destra, perciò Jobbik non è il “braccio nascosto” di Fidesz, ma il segnale di una fallita strategia d’integrazione », chiosa Boros. Che conclude: «Va sottolineato che Orban e la stragrande maggioranza dei politici di Fidesz non è affatto razzista o antisemita», a differenza di alcuni media collegati a Fidesz, «che hanno contribuito all’accettazione delle ideologie antisemitiche e anti- rom. E così alla crescita di Jobbik».http://www.blogncc.com/

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