giovedì 9 febbraio 2012

Ritorno al Muro del Pianto dove iniziò Gerusalemme

Fiamma Nirenstein riscopre le radici ebraiche della città

Gerusalemme è un luogo dello spirito, ma è anche una città viva e turbolenta. Una foresta di simboli, e anche un intrico di strade, palazzi, ristoranti, mercati sovraffollati. Città sovraccarica di memorie antiche, illuminata dalla fede (anzi, dalle fedi), ma anche groviglio modernissimo di urbanistiche audaci e arcaiche insieme. È la Gerusalemme cantata e celebrata da Fiamma Nirenstein in un libro che è un omaggio d'amore, un manifesto politico, una descrizione particolareggiatissima di volti, contraddizioni, parole, usanze e linguaggi di una città unica. Di una città speciale, trattata dalla Nirenstein con una sensibilità anch'essa speciale, mai neutrale e asettica: la sensibilità di una donna ebrea, italiana, con un passato politico di sinistra oggi rivisitato e arricchito con nuovi punti di vista.Un punto di vista esplicitamente dichiarato. Nelle pagine del libro si respira l'emozione per la scoperta di storie e personaggi che sono emanazione di un genius loci unico e irripetibile, la pietà e l'orrore per le vite stroncate da un terrorismo che si prefigge di uccidere o mutilare (leggere la descrizione dei micidiali ordigni esplosivi portati dai terroristi suicidi per accertarsene) quante più persone possibile, quanti più civili possibile, quanti più ebrei possibile. Si respira anche il rispetto per le religioni che a Gerusalemme trovano i loro santuari, la convinzione che solo la convivenza tra fedi diverse può salvare una città in cui i luoghi sacri dell'ebraismo, del cristianesimo e dell'islamismo si trovano in un rapporto esplosivo di vicinanza e di prossimità. Non è una convinzione puramente retorica. E il racconto della Nirenstein, che non si compiace di una memoria indulgente e superficialmente ecumenica, non fa a meno di ricordare che dalla nascita dello Stato di Israele fino al 1967 il Muro del Pianto, sotto il controllo giordano, era un luogo precluso agli ebrei, con i simboli dell'ebraismo degradati a discarica, irraggiungibili per chi voleva accostarsi ai simboli della religione dei padri, pregare, commuoversi, ritrovare se stessi. Come in qualunque religione.La Nirenstein spiega anche molto dettagliatamente, e con un atteggiamento giustamente scandalizzato per la mole di menzogne che circolano negli ambienti più vulnerabili di un antisemitismo torvo e aggressivo, come si sia diffuso in questi anni una forma perniciosa di «negazionismo» sulla natura di Gerusalemme. Galvanizzata da dichiarazioni di Arafat, declamate con un'inclinazione ossessiva per la propaganda e la manipolazione storica, la campagna anti-israeliana ha infatti martellato duramente sull'immagine di una totale estraneità di Gerusalemme dall'ebraismo. Per rafforzare l'immagine degli ebrei usurpatori e colonialisti, perfidamente intenti a prendersi terre che non sono mai state loro, la propaganda anti-Israele ha lanciato un'offensiva para-archeologica per dimostrare che gli ebrei non hanno mai messo piede a Gerusalemme, mai hanno costruito il Tempio e ricostruito quello distrutto. La campagna negazionista viene ricostruita, dettaglio dopo dettaglio, da questo libro di Fiamma Nirenstein. Il suo amore per Gerusalemme ne risulta rafforzato, come reazione sacrosanta a una bugia colossale che pure si addobba di argomenti pseudo-scientifici.Per questo, parlare di Gerusalemme non è più possibile come se si volessero indicare ai turisti i luoghi più significativi della città, tracciare la mappa dei palazzi più rilevanti, dei quartieri più eccentrici e «pittoreschi». Non è questo l'intento di questo libro, dove pure sono presenti scorci di vita curiosi, pluralità di comportamenti, di modi di vestire, di mangiare, di parlare che indicano un'incomprimibile diversificazione non riducibile a uniformità o unidimensionalità politica o religiosa. L'intenzione è quella di stabilire una linea di continuità tra la vita pulsante della contemporaneità di Gerusalemme e l'intensità di una memoria in cui si depositano secoli e millenni di storia.Una storia da cui, ovviamente, l'ebraismo non può essere escluso per decreto di una fazione politica, che tra l'altro non si è mai segnalata per la protezione dei liberi studi storici svincolati dalle urgenze della propaganda. Una storia ricca e densa, piena di tensioni, di una città più volte ferita e martoriata da un antagonismo che non riesce a decantarsi se non in una pace stabile, per lo meno in una tregua benefica e risanatrice. Gerusalemme santa, ma anche colpita da una maledizione che sembra non liberarla mai da conflitti feroci e irriducibili.Un motivo di più per amare e onorare una città speciale, qualcosa di molto più importante di una normale meta turistica.,http://www.corriere.it/Fiamma Nirenstein, «A Gerusalemme», Rizzoli, pp. 216, € 18

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