venerdì 3 febbraio 2012


Memoria - Pensieri da Israele

Come hanno reagito i milioni di ebrei coinvolti nel tragico vortice della persecuzione di annientamento totale di un Popolo, che da secoli aveva superato le pur drammatiche prove della vicenda di Israele, sorretto da una fede tramandata dai Padri lungo le generazioni? Nell'inferno dei ghetti e dei campi di sterminio, molti si cimentarono, anche nei momenti estremi, con i dilemmi più profondi della loro condizione, in una disperazione senza speranza, pur in momenti di fedeltà alla Tradizione, fosse la celebrazione, sia pure al minimo, di une festività, o la recita di tefillot prima della marcia verso le camere della morte. Rabbini e dotti sopravvissuti hanno raccolto responsi allucinanti per noi posteri di una o due generazioni. Ancora più rilevante è l'approccio "teologico"da parte di Maestri che hanno osato affrontare il lancinante interrogativo del perché la Shoah ebbe luogo, con risposte per molti shoccanti, espressione di radicali convincimenti, spesso opposti. Rabbini ultraortodossi, oltre il considerare l'immane massacro come un ennesimo capitolo del millenario martirio di Israele tra i popoli, hanno considerato l'eclisse di D-O quale castigo per le trasgressioni nei confronti dell'osservanza della Legge divina, per la “laicizzazione" della nostra vita, in conseguenza dell’emancipazione, e, i più estremisti, per la "sfida" del Sionismo, profano ai disegni del Creatore, precedendo con strumenti umani la concretizzazione della Gheullah, della Redenzione, anticipando l'età messianica. Al lato opposto, il rav Zevi Yehudah Kookz. z.l., il Padre spirituale del Sionismo messianico, ha considerato la Shoah come operazione dolorosissima, ma necessaria per guarire il Popolo dalle scorie della Golah, per purificarlo dal fango della dispersione, verso la salita materiale e spirituale a Sion. Ma altri, non meno insigni per livello intellettuale e spirituale, ci hanno insegnato che non possiamo penetrare i disegni del Cielo, i motivi di un Silenzio trascendente la nostra comprensione umana. Un appello al raccoglimento, alla riflessione, all'impegno di superare con il nostro operato le scorie del passato, testimoniando giorno per giorno la Memoria dei sei e più milioni di fratelli che hanno santificato il Nome. Come chi scrive ha percepito anni addietro, sulla rampa di Auschwitz, recitando il Kadish per i suoi Cari, che hanno santificato il Nome, uniti a miriadi di fratelli, in quel luogo maledetto e negli altri lager dell'Europa. Reuven Ravenna, http://www.moked.it/

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