giovedì 9 febbraio 2012


Non c'è un «nasone» politicamente corretto

Se si applicasse il principio un po' barbaro del «non poteva non sapere», Moni Ovadia sarebbe condannato con una pena molto severa. Moni Ovadia che non sa che la raffigurazione mostrificante del naso adunco fa parte di una lunga e spregevole tradizione iconografica antisemita? Ma andiamo, è impossibile. Perciò se Moni Ovadia ha deciso di congratularsi con il vignettista di nome Vauro che aveva dileggiato con il naso adunco e una stella di Davide come segno identificatore un'ebrea italiana, Fiamma Nirenstein, «colpevole» solo di pensarla diversamente da Vauro e di aver scelto uno schieramento politico opposto a quello del vignettista, allora ne dobbiamo dedurre che Moni Ovadia si è distratto. O che è vittima di un oscuramento momentaneo della sua vigile coscienza. Oppure, ma davvero non vorremmo pensarlo, che ha scelto di transigere su una brutta storia di antisemitismo camuffato, di non vedere, accecato da una faziosità politica furente a sensibilità doppia: severo, severissimo con i nemici, indulgente, accomodante, per così dire omertoso con i suoi compagni di avventura politica. Se fosse vera l'ultima ipotesi, ma tremiamo alla sola idea che un raffinato intellettuale come Moni Ovadia possa cadere in un'ipocrisia così miserabile, dovremmo concludere che la battaglia contro la tentazione antisemita vada a corrente alternata. Inoltre Moni Ovadia sembra prigioniero di una forma acuta di paranoia politica. Dice che Vauro sarebbe vittima di un'occulta manovra di una Destra tentacolare e insidiosa. Ma omette di dire che il giornalista condannato da un tribunale italiano solo per aver rudemente criticato la vignetta dell'ebrea con il naso adunco, Peppino Caldarola, è un giornalista di sinistra, con un passato e un presente tutto interno alla tradizione della sinistra, e in particolare della sinistra cresciuta nel Partito comunista italiano. Ma l'accecamento politico è proprio questo: sorvola sul naso adunco e sul dileggio della stella di Davide quando è frutto di una vignetta disegnata da chi è politicamente vicino e si inventa, come i paranoici, un gigantesco complotto della Destra mondiale per colpire un povero disegnatore. No, non può essere malafede: sarebbe una delusione troppo grande per chi ha nutrito stima per Moni Ovadia. Diciamo che il doppio standard gli viene naturale. O patologico, come un tic che non si riesce a controllare. E poi si può sempre legittimamente cambiare idea. Come Gad Lerner, che scherza con quel discolaccio di Vauro per via del «nasone». Ma scherza solo ora, perché quando un topo da Radio Padania berciò sconcezze sul «nasone» di Lerner, quest'ultimo giustamente non scherzò e querelò chi aveva associato un ebreo a un «nasone». Certo, il «nasone» del leghista è antropologicamente inferiore al «nasone» del vignettista politicamente corretto. E quindi si capisce che Lerner applichi due pesi a due misure diverse. Mica i «nasoni» hanno tutti lo stesso peso.
Pierluigi Battista, Corriere della Sera, 6 febbraio 2012

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