martedì 28 febbraio 2012

Siria. Referendum tra le bombe. Israele si chiama fuori

Mentre in Siria oggi si sono aperte le urne per il referendum sulla nuova costituzione indetto da Assad, nel paese si continua a sparare e a morire. Israele nelle scorse ore si è però chiamato fuori dal “Syrian game”, pur definendo l’asse Teheran-Damasco “insopportabile”.

In un clima surreale questa mattina alle 7.00 ( le 6.00 italiane) milioni di siriani sono stati chiamati alle urne per votare il referendum indetto da Assad sulla nuova Costituzione. Il nuovo testo elaborato da un gruppo di tecnici è stato fortemente voluto da Assad per tentare di allentare la tensione nel Paese. Nella nuova Costituzione è stato soppresso il monopolio del partito Baath e si insiste sulla laicità dello Stato, ma comunque viene conservato un grande potere tra le mani del presidente. Sono circa 14 i milioni di siriani che, se vorranno, potranno recarsi nei seggi elettorali per votare “si” o “no” sull’approvazione del nuovo testo costituzionale. I ribelli e l’opposizione per la verità non hanno preso in minima considerazione questa proposta di Assad e hanno da subito invitato la popolazione a disertare le votazioni, chiedendo invece le dimissioni di Bashat al-Assad.SI VOTA TRA LE BOMBE- Le votazioni comunque saranno tutto fuorchè normali dato che si starebbero svolgendo in un clima di esasperata tensione e di confronto armato, anche violento, tra le due opposte fazioni. Sarebbero almeno 18 le persone rimaste uccise nelle ultime ore in Siria secondo l’ Osservatorio siriano per i diritti umani. Se i dati riportati dovessero essere reali si parlerebbe di 13 morti a causa dei bombardamenti delle forze di sicurezza siriane a Homs, tra i quali 4 militari disertori. Almeno 5 militari fedeli ad Assad sarebbero invece stati uccisi negli scontri con i ribelli nella città meridionale di Daraa. Homs quindi è stata ancora duramente martellata dalle bombe, e secondo i testimoni oculari si registrerebbero in queste ore ancora esplosioni e sparatorie tra le vie della città ribelle. Gli attivisti hanno parlato del lancio di diverse granate nel quartiere di Baba Amr, dove sono ancora bloccati anche due giornalisti occidentali feriti. Altre esplosioni hanno invece squassato la città di Deir Ezzor e conflitti a fuoco si sono registrati un pò in tutte le zone calde del Paese.IL RUOLO DI ISRAELE- Uno dei timori più grandi è quello del coinvolgimento attivo di potenze straniere negli affari interi della Siria, fatto che, se si dovesse verificare, sarebbe la tipica scintilla per una escalation militare dagli esiti potenzialmente disastrosi per la pace in tutto il Medioriente. Oggi è arrivata però la presa di posizione di Israele, paese considerato un acerrimo nemico di Damasco. Dan Meridor, ministro del Likud per le questioni di intelligence, ha parlato oggi alla radio militare proprio della situazione siriana, e ha preso una posizione ben chiara: “Israele non è intervenuto finora nella crisi in Siria nè intende farlo in futuro”, ha confermato facendo poi riferimento al referendum di oggi, “Israele non si fa illusioni in quanto non sta per emergere un regime democratico o liberale, sul modello europeo o statunitense”. Secondo Dan Meridor esisterebbe un’asse Damasco-Teheran-Hezbollah in grado di beneficiare del sostegno della Russia e che viene considerato a Gerusalemme come “insopportabile e pericoloso”. La rottura di quell’asse, con la eventuale caduta del regime di Bashar Al Assad, sarebbe secondo il ministro una eventualità molto positiva per Israele. Ieri intanto una manifestazione a sostegno della politica di riforme annunciata da Assad si è svolta a Haifa, su iniziativa del partito nazionalista arabo Balad e della lista comunista Maki. Uno degli oratori, Muhammad Nafa (Maki), ha espresso solidarietà con quei siriani “in lotta contro i piani degli Stati Uniti, che vorrebbero mettere in ginocchio il loro Paese”.GUERRA CIVILE- La sensazione è che ormai si vada verso una vera e propria guerra civile. L’Occidente infatti, avendo preso direttamente posizione a favore dei ribelli, sarebbe responsabile dell’introduzione in territorio siriano di decine di migliaia di armi, fatto questo che ovviamente rischia di far precipitare nel caos l’intero Paese. Mentre a Tunisi si è tenuto il meeting degli “Amici della Siria” infatti, sono sempre di più coloro che iniziano a vedere ingerenze di potenze straniere all’interno del variegato schieramento dell’opposizione ad Assad. L’attivista politico Shabbir Razvi ad esempio ha riferito ai microfoni di RT.com che gli “Amici della Siria” non starebbero in realtà lavorando per gli interessi del popolo siriano. I terroristi islamici secondo molti addetti ai lavori potrebbero intensificare le proprie azioni proprio in concomitanza con il referendum, questo con il chiaro intento di farlo fallire.http://www.articolotre.com/

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